252 Paolo Y. 1605-1621. Capitolo VI. le comunità cristiane una tempesta spaventevole. Al suo scatenarsi contribuirono navigatori e commercianti calvinisti di Olanda e di Inghilterra. Questi mercanti, per verità non pensavano alla di -fusione del « puro Evangelo »; per loro si trattava solo di attirare a sè un fruttuoso commercio e di sfogare il loro odio contro i cattolici. Essi rappresentarono a Ijejasu i missionari cattolici come agenti ostili allo stato con cui il re di Spagna, sotto il mantello della religione cristiana, mirava a convertire il Giappone in una colonia spagnuola.1 Insinuazioni di questo genere trovarono tanto più favorevole ascolto, in quanto Ijejasu, convinto seguace della dottrina buddistica, vedeva nella professione di una nuova fede, estranea alla maggioranza del suo popolo, un ostacolo ai suoi sforzi per l’unità del Giappone; in quanto ai bisogni del commercio questi potevano essere soddisfatti dai rapporti con gli Inglesi e gli Olandesi, i quali, a differenza degli Spagnuoli e dei Portoghesi, non domandavano nessuna libertà per la loro fede.2 La persecuzione cominciò nel 1613. In agosto vennero imprigionati a Ieddo (Tokio) 29 giapponesi cristiani e il francescano Luigi Sotelo. I primi subirono la pena di morte, il Sotelo invece fu liberato per intercessione di Date Masamune, il potente principe di Osiu nel nord-est dell’isola Mppon.3 Masamune, ambizioso ed amante di azione, sopportava solo a malincuore la dipendenza dal vecchio Ijejasu. Egli pensò di approfittare dell’inizio di relazioni commerciali con la Spagna, contro le quali Ijejasu nulla aveva da obbiettare, per elevarsi a signore di tutto il Giappone coll’aiuto dei giapponesi cristiani, del re di Spagna e del papa. Egli disegnò di servirsi per questo del focoso ed eloquente spagnuolo meridionale Luigi Sotelo. Questi fu così malaccorto da accogliere la proposta, anzi la fece sua col più gran zelo e si vide già in immaginazione arcivescovo del Giappone. Masamune pose accanto a Sotelo, alla testa dell’ambasciata che doveva visitare le corti di Madrid e di Eoma, il suo vassallo Ha-sekura Rokuyémon.4 1 Cfr. Delplace II 80, 85 s. 2 Così giudica il giapponese G. Mitsukubi nella Risi. Zeitschr. LXXX\ II 208. Anche L. Perez neWArch. Francisc. II (1909) 57 s., rileva che allo scoppio della persecuzione contribuirono, oltre gli eccitamenti inglesi e olandesi, anche molte altre cause. 3 Vedi Mitsukuki loc. cit. 197. 1 Per lungo tempo non si sono avuti sulla storia di questa ambasciata se non i dati derivanti da L. Sotelo, resi noti da Scipione Amati (cfr. su di lu1 Tacchi Venturi nella Civ. Catt. 1904, III 400 s.), nel suo scritto: Ristoriti del regno di Voxu del Giappone, dell’antichità, nobiltà e valore del suo re Idate Masamune... e dell’ambasciata che ha inviato alla Stà di N. S. P. Paolo (Eoma 1615), e ripubblicati da Marcellino da Civezza (Storia d. miss, francese. VII, Appendice alla II parte, Prato 1891). Una serie di nuovi atti vennero forniti da L. Pagès (Risi, de la religion chrét. au Japon I e II, Parig1