94 Paolo V. 1605-1621. Capitolo IV. eletto avrebbe dovuto ottenere questa concessione, ma il papa non potè indurvisi. L’ambasceria non ebbe fortuna neppure con i due altri incarichi, di ottenere cioè da Paolo Y che sistemasse le vecchie controversie per la città di Ceneda1 e obbligasse il clero veneziano all’imposta della decima.2 Mentre la Curia attendeva ancora l’arrivo del Duodo, riceveva anche senza di lui abbastanza notizie inquietanti da Venezia. Già da Clemente Vili in poi regnava colà una grandissima irritazione contro Roma; si era d’opinione che Clemente si lasciasse guidare nella difesa dei diritti ecclesiastici da consiglieri interessati e volesse trattare la repubblica come un asino caparbio, col quale non c’è che da adoperare il bastone.3 Il procedere di Paolo V non poteva far dileguare il malcontento. In sostituzione del nunzio veneziano malato, il suo segretario Tommaso Palmegiani fece ripetutamente pervenire alla Curia, con molte scuse per l’arditezza con cui prendeva parola, avvertimenti pressanti. La Signoria, scriveva egli il 4 febbraio 1606, è fermamente risoluta a non cedere un passo; in conclusione, domina una esasperazione incredibile.4 Ove il papa procedesse con un po’ di arrendevolezza e fosse qui un uomo abile nel trattare, egli pensava che questi signori avrebbero finito per rientrare in ragione, forse con vantaggio della Sede apostolica. Ma con minacce da una parte, coll’ostinazione dell’altra sono da attendersi solo cattive conseguenze, le quali porteranno con se un male, a cui forse non si pensava abbastanza.5 Il governo accetterebbe la rovina di Venezia piuttosto che cedere.6 La consegna del secondo breve, avvenuta il 25 feb- 1 Cfr. la presente opera voi. XI 481 n. 3. 2Cornet 5 s.; Arch. stor. ital. 5 Serie XIII (1894) 208 8. L’ambasceria per l’obbedienza non trattò sopra le leggi in contesa o i due prigionieri; il papa, tuttavia, dichiarò agli inviati in ogni udienza, « che non è per tolerare che la sua giurisditione resti offesa nè ristretta la libertà ecclesiastica in alcun modo ». Sulla richiesta delle decime il papa non si decise; egli avvertì il nunzio, « si finissero le concessioni vecchie, ella non permetta che se proceda a nuove esigenze delle predette decime, se non avvisata di quà della rinnovatione ». * Borghese ad Offredi in data 12 novembre 1605, Borghese I 908 f. 50 ss., (54 ss.) Archivio segreto pontificio. 3 II nunzio veneziano Craziani ad Aldobrandini, il 6 aprile 1596, presso il Laemmer, Zwr Kirchengesch. 166. 4 * « E una ferma resolutione di non cedere.... Sono in somma essacerbati stranamente ». Nuntiat. di Venezia 17 p. 233 (374), Archivio segreto pontificio. 6 * « Si crede che quando il Papa volesse procedere con qualche piacevo- lezza e che ci fosse qui ch’avesse una certa maniera di portare e metter innanzi partiti, si potriano ridur questi Signori a segno ragionevole e forsi con vantaggio della bede Apostolica; ma mentre da una banda si minaccia e dall’altra si sta fermo sulla sua opinione, non si deve aspettare se non effetti cattivi, i quali tirano seco tante male conseguenze, che non so se ci si pensa a bastanza ». Ivi. 8 * A Borghese in data 25 febbraio 1606, ivi 235.