104 Paolo Y. 1605-1621. Capitolo IV. Paolo V essi erano addirittura qualificati come la schiuma e la feccia di tutti gli Ordini;1 nella lotta intorno all’interdetto essi si costituirono principali difensori della repubblica. I monasteri femminili non erano in gran parte che istituti di collocamento per le figlie dei nobili. Che però questa decadenza del clero veneziano non fosse generale, apparve manifesto per l’appunto nella lotta per l’interdetto.2 I primi a dichiarare la loro obbedienza all’interdetto furono i Gesuiti.3 Anche ad essi il doge fece presente che la minaccia della pena di morte era un motivo sufficiente di considerare il comando del papa come non impegnante. Ma il generale dell’Ordine, Aqua-viva, li aveva ammoniti in nome del papa ad obbedire alla bolla, e se questo non fosse possibile, a lasciare Venezia. Se fosse loro impedita anche la partenza, essi dovevano piuttosto morire, che peccare.4 Il governo veneziano non amava i Gesuiti; Sarpi. il consigliere principale della Signoria, li odiava a morte.5 Fu colta ora l’occasione di sbarazzarsene possibilmente per sempre: essi furono sbanditi da tutto il territorio della repubblica.6 Quando i Cappuccini e i Teatini fecero mostra di voler anch’essi osservare l’interdetto, fu rinnovata loro la minaccia di morte anche per l’abbandono della città; ma essi rimasero fermi ed ottennero il permesso di partire.7 Contro i Gesuiti fu promulgata il 14 giugno 1606 una legge speciale,8 che mirava ad escluderli per sempre da Venezia, poiché il loro ritorno veniva fatto dipendere da condizioni, che erano presso a poco impossibili; il 17 agosto veniva imposto a tutti, sotto minaccia di bando e galera, di cessare qualsiasi corrispondenza epistolare con Gesuiti e di richiamare dai loro collegi 1 Molmenti, ivi 679. 2 Cfr. anche « Caes. Barouii Paraenesis ad Rempublicam Venetam », Roma 1606, 39: le generalizzazioni sono ingiuste, <> cum sint ex iis (ecclesia-sticis) oomplures, quos certum est digne in evangelio laborare, ad Deum pro populo puras levare manus ». 3 Iuvencius I. 12, il. 98 ss.; 1. 25, n. 56, p. 90, 910; Litt. Ann. 1607, p. 47 ss.; Cornet 74, 76 s.; circolare in nome del generale Aquaviva sopra l’espulsione, presso Prat II 483 s.; G. Gori, La partenza dei Gesuiti dal dominio Veneto, in Accad. dei Lincei, 1886; Capasso 96; Buss II 972 s.; G. Cappelletti, I Gesuiti e la repubblica di Venezia, Venezia 1873; * Cod. Barb. 4192 Biblioteca Vaticana. 1 Iuvencius 104. 5 « La Compagnia di Gesù, contro la quale egli polemizza appassionatamente sempre, si potrebbe dire, in ogni riga delle sue lettere » (Rein 176). Cfr. Bian-chi-Giovini 333 s., 436 s. 6 Cornei 79, 277, 279. 7 Ibid. 80, 85, 88 n. 2; Capasso 98; Hist.-polit. Blätter XI 139. Anche i Riformati pensarono alla partenza, « però non fecero altro moto ». Cornet 85 s. 8 Cornet 105 s.