Attentato contro il Sarpi. 141 il 5 ottobre 1607, fu assalito da sicari e ferito al capo con tre colpi di pugnale.1 Se in Eoma non si fosse saputo quali effetti dovesse portar con sè ogni impiego di violenza, lo si sarebbe potuto apprendere ora. Si levò subito in Venezia un tal rumore sul misfatto, come se si fosse trattato del Doge in persona; i fili dell’attentato, si disse, erano stati condotti da Eoma e dal papa stesso; nel Collegio si ventilò se non si dovesse arrestare il nunzio e sequestrarne le carte.2 Il Sarpi stesso gettò la colpa su Eoma con un noto motto, designando il pugnale che l’aveva colpito come lo stiletto della Curia romana. La Signoria spedì a Parigi insieme colla sentenza sui colpevoli un ragguaglio sul fatto, in cui si sospettavano come mandanti il papa e i Gesuiti. L’inviato veneziano a Parigi, il Foscarini, era un acerbo nemico della S. Sede e diffuse il ragguaglio specialmente fra gli Ugonotti.3 Al nunzio francese Ubaldini toccò dare assicurazione espressa che il papa era alieno da ogni pensiero d’infliggere al Sarpi la pena dovuta per altra via che per quella di un regolare procedimento giudiziario innanzi all’inquisizione; egli desiderava piuttosto la sua ammenda che la sua punizione, e l’avrebbe accolto in grazia se il Sarpi gliene avesse data la possibilità.4 È vero che i sicari, rifugiatisi sullo 1 Bianciii-Giovini 205-229; V. [Steccanella] nella Civiltà Cattolica, 6a serie XII (1867), 648-668. Le testimonianze nel processo contro i sicari sono pubblicate da A. Bazzoni viaWArch. stor. ital., 3a serie XII (1870) 8-36. 2 * « Se ne fa quel rumore che se ne faria, se il caso fosse successo nella persona del Doge. Ma quello che dà fastidio a noi è Tessersi sparsa malignamente una voce che la cosa venga da Roma e da N. S. istesso, e fino trattato in Collegio di far violenza al Nuntio e cercarli e levarli le scritture di che S. B. si sente molto offesa ». (Borghese al nunzio di Francia Ubaldini, in data 16 ottobre 1607, Barb. 5914, p. 3, Biblioteca Vaticana). Che i sicari fuggissero nel palazzo del nunzio e il popolo si assembrasse minacciosamente 'lavanti al palazzo (Bianciii-Giovini 209), è una invenzione di Fulgenzio. [Steccanella], loc. cit. 654). 3 G. degli Effetti a Borghese in data 12 novembre 1607, presso (Steccanella), loc. cit. 658). Cfr. Prat, Coton III 130. * * « A fra Paolo si saria dato il castigo che merita per li suoi eccessi, quando fosse venuto in mano del S. Officio, a procurarglielo per altra via tanto e lontano che S. S. habbia pur pensato, che anzi ha desiderato più tosto la sua emendatione che la pena, e con quella paterna benignità che è ben nota a ■ *5., l’havria ricevuto in gratia, si egli se ne fosse reso habile. Il che si come 'erissimo, così vedrà V. S. diluere ogni opinione in contrario, che, o gl’am- basciatori di Venetia, o altri havessero cercato d’imprimere in Francia, dove '['■ne per risiedervi quel Foscarini, che era podestà di Chiozza e si mostrò acerbissimo nemico della Sede Apostolica in tempo dell’interdetto » (Barb. •>••4, loc. cit. 4 s.). * «Per l’accidente di fra Paolo avvertirà V. S. che non 1 -< a cosa da lei che habbia nè forma nè senso di giustificatione, anzi, se in 11 >uco o in privato si scuoprisse alcun rumore della voce popolare che cor-n 'a ‘ haver sospetto sopra di noi, dolgasi vivamente del sinistro giuditio .girando che fra Paolo si saria ben punito severamente, se fosse venuto 111 P°tere dell’Inquisitione, ma che non siamo huomini sanguinante che N. S.