Francesco di Sales dottore della Chiesa. 383 morale. Francesco lo rialza, lo incoraggia e gli spiana la via alle più alte vette. La contrapposizione non è ricercata, ma esiste realmente.1 Anche sotto un altro punto di vista v’è una relazione ugualmente involontaria. L’opera principale di Calvino è una esposizione della fede, quella più estesa di Francesco tratta dell’amore. Calvino ottenne il suo successo in gran parte coll’aver pubblicata la sua opera principale anche in lingua volgare;2 Francesco in questo è suo imitatore: anch’egli tratta nel suo scritto sull’amore un soggetto teologico in un francese così puro ed in una lingua così piena di grazia e di delicatezza, da avere un posto assicurato per sempre nella storia della letteratura francese.3 Francesco potè essere una guida tanto sicura nelle vie della direzione spirituale solo perchè disponeva di una dottrina teologica estesa e chiara. Il card. Du Perron, il più rinomato controversista del suo tempo con il Bellarmino e lo Stapleton, chiamò Francesco di Sales il teologo più dotto del suo secolo.4 Anche il Bellarmino aveva un’alta considerazione per la dottrina del vescovo di Ginevra. Quando la disputa sulla Grazia fra Domenicani e Gesuiti si prolungava già da anni in Roma senza risultato, Paolo V fece consultare Francesco di Sales sull’atteggiamento ch’egli doveva prendere. Egli trasmise alla Congregazione competente la risposta del vescovo di Ginevra, e alla fine la decisione del papa avvenne secondo il consiglio di lui.5 Negli scritti del gran direttore di coscienze al sapere teologico si uniscono i risultati della sua esperienza nella cura delle anime. ciata con i più fini consigli psicologici circa i mezzi, con i quali gli uomini possano suscitare nel loro intimo lo stato di beatitudine, sublimare la loro vita spirituale nella direzione dei suoi valori eterni e raggiungere entro la cornice della vita sociale quell’ordine di sentimento, che secondo le parole di Montaigne ha fornito al cattolicismo di allora un ricco compenso per coloro che l’avevano abbandonato ». M. Dvorak, Kunstgeschichte als Geistesgeschichte, Monaco 1924, 271 s. 1 Pietro de Villars, arcivescovo di Vienne, ha intuito immediatamente il valore apologetico della « Introduzione »; cfr. la sua lettera a Francesco del 25 gennaio 1609 in Lettres IV 410; Desjardins nelle Études 5a serie XII (1877) 670 s. 2 Cfr. F. Brunetière nella Revue des Deux Mondes 15 ottobre 1900, 907. 3 Godefroy, Hist, de la litt, française I 374; Sainte-Beuve, Causeries du Lundi VII 220 s.; A. Baumgartner, Gesch. der Weltliteratur V (1905), 285 ss.; Raymond, Fr. de Sales comme écrivain, nei Mém. de l'Acad. de Savoie II; A. Delplanque, S. Fr. de Sales, humaniste et écrivain latin, nei Mém. et travaux des facultés cath. de Lille, fase. 2, Lille 1907; P. Kaden, Die Sprache des St. Fr. de Sales (Diss.), Lipsia 1908; René Doumic nella Revue des Deux Mondes 1894, marzo-aprile, 925-936 («François do Sales parle la plus pure langue française et la plus moderne », ivi 928); Id. ibid. 1906, 15 ottobre, 924-935; Bremond I 68 s., II 419 s., 536 s. 4 Anal, iuris pontif. XVII 148. 5 Ivi 146, 156, 165, 168; Anastasio Germonio a Francesco 1607, nelle Lettres III 407. Cfr. sopra p. 177 La disputa, secondo il giudizio di Francesco,