FRA SOVRANO E SUDDITI 177 e si spiega come presso i montenegrini vada di pari passo l’ammirazione e, più che l’ammirazione, la cieca devozione per il loro Principe e la con- fidenza più schietta, e come la famigliarità con la quale il Principe discorre per la strada con l’ul- timo dei suoi sudditi, non menomi affatto la di- gnità del Sovrano. Gli è che nella tradizione egli è il signore, il Gospodar, il padre dei suoi sudditi. — Quando egli esce dal palazzo, a piedi o a cavallo, per andare a fare una breve passeggiata, con la sciabola a fianco, tenendo in mano un piccolo bastoncino che gli serve da scudiscio, tutti si sco- prono a parecchi passi di distanza con un ri- spetto che ha qualche cosa del religioso, e non si ricoprono che quando si è allontanato. Ma nel tempo stesso sanno che se vi ha un atto di giu- stizia da invocare, una grazia da domandargli, il Principe è sempre disposto ad interrompere la sua passeggiata e ad ascoltarli con benevolenza. Na- turalmente, non abusano che in casi eccezionali di questa bontà del loro Sovrano, ma ciò stabi- lisce una corrente di simpatia, di affettuosità che nei momenti solenni ha dato e darà sempre una grande forza morale a questo paese. Ho avuto l’onore di accompagnare Sua Al- tezza in una gita che egli fece durante il mio soggiorno al Montenegro, per condurre il nostro Principe a visitare Podgoriza e Sputz. A Sputz, yU Montenegro. 12