XI. 2?7 Novelle urbane ed alcune poesie di Federico Federigo viniziano. ( Venezia, per Gattei, i83a ). Io conosco più che una persona, le quali non cosi si guarderebbe!" dal fuoco, come dal recarsi a nessuna nuova faccenda di venerdì ; altri cadrebbe prima morto di fame che sedere ad un desco di tredici persone, e manderebbe pel medico o pel confessore se udisse, ahi cosa tremenda! il notturno guaire di qualche cane ramingo di sotto alle sue finestre. Io f>er lo contrario son uno che vado coraggiosamente incontro al mio destino e fo così bene i fatti miei di venerdì, come di sabato, mangio del miglior appetito così fra tredici come fra cento persone, e i cani non mi spaventano se non quando mi si aizzano alle gambe. Ho anch’io peraltro certi infausti presagii, certe strane preoccupazioni, da cui non è cosa al mondo che mi potesse liberare o guarire. P. e. se uno non vuole che io legga alcuna sua scritta vi ponga sopra: Nel giorno delle faustissime nozze, oppur : Prendendo la laurea dottorale, e simili : quelle parole fanno non so quale sinistra impressione sulle mie pupille, che m’è forza volgerle altrove, nè