364 restarsi, altri felici li salgono a balzi ed a salti; ma questo è privilegio di pochi, con pericolo a-gli altri di fiaccarsi le gambe. Per questo rispetto noi chiameremo ben fortunato il giovine maestro Guillion, pensionario del re di Francia, il quale a un tratto, dai pacifici studii delle accademie, e dalle modeste pruove private, potè di lancio affrontare il mare magnum del nostro grande teatro, quel mare segnato già da tanti trionfi, ma in cui trovaron talora uno scoglio, anche gl’ingegni più chiari e provati. Dire dell’esito è cosa difficilissima. Le opinioni furon divise: due contrarie volontà si manifestaron nel pubblico; e certo una cosa pen-savasi di sopra in molti palchetti, ed altra discor-revasene abbasso nella platea. Per altro a voler esser giusti, se l’opera è lontana dall’essere un capolavoro, ella contiene di belle parti, e tali che un giovine artista ne dee pigliare bonissimo augurio e conforto; di che noi vogliamo risguar-dare il presente spartito piuttosto come un saggio felice che non come un compiuto lavoro. L’atto primo fu trovato alquanto debole e vuoto; il quale efFetto non dee altrimenti attribuirsi ad assoluta mancanza di pensieri, o di felici armonie, che anzi alcune ne furon lodate, ma dipende forse dall’aver il maestro trascurato o mal condotto le melodie ed il canto, il clic