?.6o gente non dee fare nessuna stima, e il signor Federico Federigo viniziano seguiterà probabilmente a scrivere siccome ora ha fatto, il nome di sua nazione con tutti e tre quegl’ t ad onta della mia disapprovazione. Nè mi aspetterei pure un diverso trionfo: se si mirasse all’utilità dell’effetto, quello del critico sarebbe dannato come il più inutile degli ufllzii;* ed io intanto sopra tale parola ho voluto fare sì gran fondamento, perchè quella parola è come il suggello, da cui s’impronta tutto il libretto. La novella è forse il più difficile de’componimenti in prosa, e domanda oltre a grande dovizia di lingua, quella certa arguzia di pensieri e di stile, che con lo studio non si .acquista, ma solo è dono della natura. Che il signor Federigo viniziano unisse le due doti non oserei affermarlo: senza che lo svelasse ne’suoi versi, si scorge per entro al suo libro la gioventù, bella primavera degli anni, in cui è assai se altrui si mostrino i fiori è le fronde, poiché a più tarda stagione si maturano i frutti. L’uomo non e aucora ben sicuro del fatto suo, e procede sempre con quella nobile diffidenza di sé medesimo che fa dubitar d’ogni cosa. Chi s’immaginerebbe, p. e., che dopo avere scritto secondo grammatica: il cui burbero temperamento a facce 49> e le costui parole a facce 62, s’avesse poi a pen-