9« XIX. Una Serenata (*). Chi nelle calde sere di questa bollente stagione non profittò almeno una volta dell’ amorosa brezzolina, che periodicamente increspa la nostra laguna, quando ancor per le vie e pelle case ardono le muraglie, e 1’ aria entra nei polmoni come fuori spirata dalle bocche dei forni ? Ivi, su quell’ umido piano una battellina, una gondola ad ogni uomo liberalmente concede quel refrigerio, che il lusso più squisito invano altrove desidererebbe. L’ aria libera che vi batte in volto, quell’ aspetto di serenità e di calma, di cui mare, cielo e terra s’informano, quei palagi, quei templi e fin quelle piazze e quegli alberi; che con portentoso inganno, accresciuto dall’ ombre e dal moto della barca sembrano galleggiare sull’ onde, v' aprono il cuore alle più nuove dolcezze e presentano uno spettacolo, appresso il quale perderebbe forse qualunque scena campestre. Quella corsa pacifica non è rallegrata è vero dal canto degli usignuoli ; ma 1’ eco dei nostri palazzi ripete sovente i versi più soavi del Tasso, cantati con (*) 18 luglio 1828.