37 sentenza. Ma appunto chi le spinge a dare in questo difetto? Non dubiterò di affermare che siamo noi. Due troppi, troppo ardore e troppa freddezza, sono cagione de! loro essere infide. Nel primo istante della passione, che concepiamo per esse, quando gli ostacoli, che fanno grande l’amore, si frappongono tra noi, e 1’ oggetto desiderato, loro offriamo un culto quasi divino : Benedetto il giorno, il mese, e i anno in cui le abbiamo vedute j i loro occhi ne fanno conte le dolcezze del paradiso j il suono della lor voce agguaglia V armonia delle sfere j l’ aria si fa placida e serena al loro apparire j i fiori spuntano al loro passaggio, e pregano pur che il bel piè li prema o tocchi j Li natura al loro aspetto si rabbella e si avviva j ec. ec. Ala che ? Gli ostacoli sono superati, raggiungiamo il nostro desiderio, ed eccoci ancora tornati nel freddo mondo di prima: tutto l’incanto è cessato, è svanito. Cicerone dice di questa brev’ora che si chiama vita : Singula de nobis anni praedantur euntes ; e questo si può ben applicare all’ amore, ove non dirò gli anni, ma 1’ ore, i minuti scemano al suo fuoco, finché arriva il momento, clic lo spegne del tutto. Talora, anche dopo assopito^ le dolci memorie e gli accidenti dell’ umana vita ne possono ravvivare la fiamma; ma lo