21 I quasi la naturale sua condizione. Questo sovrano incantatore condusse soventi volte il portentoso edifizio dall’un capo all’altro del mondo, talché l’ammirarono a un tempo e 1’ Italia, che sorger lo vide, e la Senna e il Tamigi, e in singoiar modo il Danubio. Se non che anche i negromanti sono soggetti al destino. Un nuovo mago è venuto, ed egli ha disfatto con sue arti l’incanto: quell’elisio palagio è sparito, eia torre di Nembrot vi è succeduta in suo luogo. Qui- vi non più canti, non più suoni, non più quelle semplici e care melodie, che si sentiano nel cuore e commovevano gli animi a tutti gli affetti; ma strilli, rumori e frastuoni d’abisso, che vi assordano e strazian le orecchie, dove non si fa più conto alcuno della elocuzione, e dei pensieri, ma si parla così all’ impazzata, anzi intanto solo si articolan voci, in quanto possano queste aiutare a metter più flato, e gridare. £ cosa speciale di questo ora nuovo paese, che tutti per lo più parlino ad una volta e si rubin l’un I’ altro le parole di bocca. Di vero il loro gergo è assai povero : ei parrebbe non comporsi d’altro, che di queste eterne parole: O mio fatai destin •— La mia felicità, che s’ odono ad ogni istante sulle labbra di tutti. Non guari lungc da questo sorge il ridente suolo della Commedia, Gli abitanti son quivi oltre