56 tutto è pace, silenzio, tristezza. Chi si aggira per la Merceria, non vede più sparsi di ghirlande, di rose, di variopinti tessuti quegl’industri magazzini, dove le signore si fermano a contemplare sovente i prodigii delle arti e delle scienze in un bel cappellino, in un vago trapunto; ma quasi a bruno vestiti, non intrecciano ora le loro mostre che di bende lugubri, di negri veli o di pallide viole. E le donne esse stesse, che liete ed altere non ha guari pei caffè e pei teatri faeeano mirabil pompa della loro beltà c dei loro ornamenti, austere e neglette, contente solo a un gonnellino, a una modesta cuf-iìetta, nascondono ora il sembiante ed i vezzi sott’esso i negri veli abbassati. Le serve, o il gon-doliero, chi può vantarlo, le seguono con in mano l’ufficio ; e con pari, o maggiore ansietà, con cui sospiravano, or son pochi giorni, una loggia, una festa, or corrono dietro a un povero scanno alle messe ed ai vespri di s. Stefano, della Pietà, e lino di s. Marciliano. Ecco passa già per la contrada quell’armonioso ordigno, quella maniera di vice-cam-pane, che, imitando la musica delle rane e dei martelli, annunzia l’ora delle divote funzioni. Lutti i fanciulli sono in movimento e in galloria; e chi sarà quel padre di famiglia tanto crudele e cosi sordo alle preghiere e alle lagrime,