284 DIOCLEA blicò a Venezia un libro su quelle regioni, così scrive di Dioclea: « Per quanto si può vederne dalle vestigia, Dioclea poteva circondare sei miglia. Veggonsi ora diversi fondamenti di palazzi, le forme del tempio cattedrale. Trovansi diversi bellissimi marmi e in gran copia colonne poste al suolo, di pietra durissima, che appena scagliata con mar- telli dimostra più colori; leggonsi in molte lastre in lettere latine il nome di Paolo Emilio. Tro- vansi di più diverse sorte di medaglie d’oro, d’ar- gento e di metallo. L’acqua viva si fa venire sotto terra dal fiume Zjevna, attraverso una campagna, dalla distanza di 12 e più miglia. I turchi di Pod- goritza si servono delle pietre per le loro fab- briche facendole trasportare da carri. » Ora delle colonne di cui parla lo storico di Cattaro non ne rimangono che tre o quattro, alcuni capitelli e dei frammenti di architrave sparsi qua e là fra i ruderi delle vecchie mura. Un certo numero di questi frammenti è stato portato a Podgoritza, e furono posti intorno al vil- lino dove il principe Nicola suole passare qualche settimana nella quiete più assoluta, pur rimanendo in continua corrispondenza con Cettigne e con l’Estero, essendovi un’ ufficio telegrafico e telefo- nico nell’interno della palazzina. E fuori di dubbio che Diocleziano nacque lì