io8 •al guisa di esecrazione e di abominio a tutte le discrete persone. Ogni giorno eravamo da capo, nè inai che mi concedesse un solo di quegli sguardi teneri e di compiacenza, onde mi rallegrava lo sventurato suo antecessore. Ma come piacque al destino io scappai finalmente dalle mani del mio carnefice; ei mi dimenticò in una gondola, e divenni del primo occupante. Chi questi fosse non so; piccola compagnia però gli tenni, imperciocché poco andò eh’ ei corse a mettermi in salvo presso certi pubblici guardaroba, dove entro la oscura chiostra d’un armadio in compagnia de’ragnatelli e de’topi passai sei lunghi mesi, come dicesi comunemente, a leggere; in capo ai quali mi ottenne un ambulante rivendugliolo per tal prezzo, che non saprei dire senza coprirmi d’ onta e di vergogna. Non è genere di avvilimento a cui non andassi allora soggetta. Strascinata per tutte le vie, rimenata da mille mani, contrattata da lutto il popolo, confusa con quanto v’ lia di più comune, e di vile nella nostra specie, appena che mi riconoscessi io medesima. I/niei vivaci colori smarrirono, una rozza impugnatura di corno tenne il luogo di quell’ avorio che mi faceva s'i altera, intanto che mal cucite rappezzature incominciarono già a manifestare il disordine delle mie vesti. In tale stato di me s’invaghì un giovinetto.