296 o la dolcezza di quella del Davide j ma certo ei conosce quanto questi, e talora più che questi tutto il magistero del canto. Di più egli accompagna la sua azione con tant’ anima, con sì grande energia, la sua azione è così ben intesa e ragionata, che per questo rispetto certo egli avanza quegli altri di molto. La bella scena fra le altre dell’ambasciata d’ larba, lasciata per avventura intatta dalle sacrileghe mani che hanno manomesso questo bel dramma, è sostenuta da lui, come pure dalla Brambilla, con tutta la passione e il valore quale appunto la scriveva il poeta, ed essa è sentita ogni sera con nuovo piacere dal pubblico, che non batte palpebra ad udirla. Così dicasi del suo arione nel secondo atto, e di tutti i suoi pezzi concertati. In mezzo a questi elogii non vanno posti in dimenticanza il Bagnara e 1’ orchestra. Le scene tutte nuove ed opera del pennello del primo mostrano i momenti più felici della sua inspirazione, e furono meritamente apprezzate dal pubblico che lo chiamò, la prima sera, sul palco: l’altra diretta dal noto valore del Fiorio e composta dal fiore dei nostri professori, ordinata sull’esempio di quella del Grande Teatro, è forte e numerosa, quale appunto si addiceva a così fatto spettacolo, a cui ella mette quasi l’ultima mano di perfezione.