II. O. Washington e gii eroi della rivoluzione 33 razione di Stati indipendenti alla coesistenza di tali Stati, autonomi nei rapporti interni, ma coordinati nella disciplina di un ben costrutto Stato federale, egli merita un posto eminente tra gli uomini rappresentativi della nascente nazione americana. Era nato nell’isola di Nevis nelle Indie occidentali nel 1757 da padre scozzese e da madre discendente da una emigrata famiglia di ugonotti, che morendo avea preannunciato al figlio adolescente una carriera gloriosa. Raccolto dai parenti materni a Sainte Croix, dal 1772 completava la sua istruzione nel King’s College di New York, ora Università di Columbia. Il professore Nicholas Murray Butler, presidente di quella Università, narrava nel 1913 in una Conferenza tenuta all’Hamilton Club di Brooklin, come, respinto dal Princeton College che non volle autorizzarlo a compiervi un corso accelerato di studi, Hamilton ottenesse tale concessione dal Presidente del King’s College, Myles Cooper, che egli ricompensava un anno dopo salvandolo con abile astuzia dall’assalto di una folla di rivoltosi. Interrotti gli studi allo scoppiare della guerra di Indipendenza, si distinse nella campagna del 1776, e nel marzo del 1777 fu aggregato allo Stato Maggiore del Comandante in capo come tenente colonnello e segretario particolare, restando da quel momento suo fido seguace e valido collaboratore. Allontanatosi dal Comando Supremo, riebbe poi un comando in servizio attivo e si coprì di gloria a Yorktown col definitivo assalto alle forze inglesi. Delegato nel 1786 alla Convenzione di Annapolis, proposi; la convocazione per il 1787 di una Convenzione Federale a Filadelfia, 3. Catellaxi. Da Washington a W'iUon,