144 Da Washington a Wilson quell’arresto e a quel processo di Guglielmo II che poi non si sono potuti mai effettuare. La condizione del Presidente Wilson era, a questo punto delle deliberazioni della Conferenza, spiritualmente tragica. Aveva concepito un ideale di Società di Stati costituito sulla base di quel principio federativo che può garantire nella unità della vita sociale la integrità della vita indipendente e della eguaglianza dei singoli partecipanti. Per non provocare l’opposizione degli Stati vincitori più intransigenti si erano attenuati ed abbandonati taluni dei principi fondamentali per la esistenza e la efficacia di una Società delle Nazioni. Colla speranza di disarmare le ostilità che venivano manifestandosi negli Stati Uniti contro il Trattato, si adottava perfino quel disgraziato articolo 21 che, dando per la prima volta alla dottrina di Monroe un riconoscimento internazionale che non era stato mai richiesto e concesso, privava la Società delle Nazioni di quelle prerogative di esclusiva unicità ed universalità che tanto a cuore stavano al Presidente Wilson e che sarebbero state le condizioni indispensabili per la esistenza della nuova Società mondiale degli Stati. Il bisogno della unanimità da un lato e dall’altro la lusinga della ratifica americana, aveano in parte deformato il Trattato di pace in confronto di quello che il Presidente Wilson avea concepito. Ciò nonostante le sue speranze di ottenerne in patria la ratifica risultavano destinate alla delusione dalla vittoria elettorale dei suoi avversari. Questi, fin dall’origine dei negoziati, aveano combattuto il Trattato. Mentre i discorsi del Presidente e la sua enunciazione dei fondamenti di una pace durevole