II. O. Washington e gli eroi della rivoluzione 37 approvato dalla Camera dei rappresentanti della Colonia. Poco dopo il ritorno nella Virginia egli entrò in rapporto epistolare col generale Braddock che. con due reggimenti venuti dall’Inghilterra, rinforzati da arruolamenti americani, era accampato ad Alexandria, località situata sul Potomac di fronte all’area dove sorse poi la capitale della Confederazione. Washington fu aggregato, col grado di colonnello, allo Stato Maggiore del Comandante. Ma questo non ebbe dalla Virginia e dalla Pennsylvania, pure interessate alla difesa, il contributo di combattenti che sperava di ottenere ; gli stessi mezzi di trasporto gli mancarono finché Beniamino Franklin non li ottenne di sua iniziativa dagli agricoltori della Pennsylvania. La spedizione, forte di 1400 soldati regolari e di <300 ausiliari coloniali, intraprese al principio di giugno la marcia di oltre 120 miglia per dar l’assalto al Forte Duquesne; ma, giunta a nove miglia dalla meta, la truppa francoindiana le inflisse una completa sconfitta. Nella ritirata Washington dimostrò quella calma energica che non lo abbandonò mai e, mettendo ripetutamente in pericolo la propria vita, riuscì a ricondurre nel territorio della sua Colonia le truppe a lui affidate. Nell’agosto del 1755 egli fu nominato comandante delle forze armate della Virginia, e per due anni ebbe l’incarico di difendere una linea di frontiera di oltre 350 miglia con una truppa eccedente di poco i 700 uomini. Nel 1756, dichiaratosi formalmente lo stato di guerra, che già di fatto esisteva, egli andava a Boston per riferire al Governatore Shirley circa le manifestazioni di indisciplina delle sue truppe ; nel 1757 dovette sospendere per causa di