II. 0. Washington e gli eroi della rivoluzione 31 glese emigrata nel Massachussetts nel 1685. Destinato dalla famiglia alla vita ecclesiastica, dominato nella adolescenza dalla aspirazione alla vita del marinaio, preferì poi lo studio e il giornalismo nel quale si distinse ben presto non meno come autore che come operaio tipografo. Dopo due anni di impiego in Inghilterra egli tornò in America e si stabilì a Filadelfia dove fu tipografo, editore, giornalista e volgarizzatore della cultura. Cooperò all’azione coloniale della Granbretagna contro la Francia e nel 1757 fu inviato in missione a Londra per denunciare al Re la condotta dei proprietari che volevano limitare le facoltà dell’Assemblea circa la tassazione delle loro terre non ancora sviluppate e messe in valore. Egli definiva tale condotta come « in contraddizione così coi diritti del popolo come coi doveri verso lo Stato ». E fu in quella occasione che si ebbe da lui una delle prime manifestazioni della nascente coscienza nazionale americana, quando Lord Grenville avendogli detto durante un colloquio che il Re è « il legislatore delle Colonie », egli rispose che « le leggi delle Colonie dovevano essere votate dalle rispettive assemblee e firmate dal Re, e che dopo entrate in vigore non potevano più essere revocate od emendate per atto unilaterale della Corona ». Durante cinque anni di dimora in Inghilterra egli intensificò la sua attività intellettuale e la sua produzione scientifica e letteraria e ne ebbe da parte dei centri di alti studi inglesi notevoli e numerosi riconoscimenti. Tornato in America nel 1762 col proposito di dedicarsi esclusivamente agli studi e specialmente a quelli delle scienze fisiche, fu costretto