Da Washington a Wilson egli tendesse al medesimo fine preferito dal Presi dente e da Hamilton, senza adattarsi alla adozione di tutti i mezzi che quelli credevano necessari per conseguirlo. Anche Jefferson infatti era persuaso della necessità di dare un carattere indivisibilmente nazionale alla politica estera della Confederazione, e scriveva : « Io intendo che gli Stati Uniti debbano agire come unica individualità nei rapporti colle altre nazioni e come individualità distinte in tutto quanto si riferisce esclusivamente alla loro rispet-tiva vita interna ». Nell’indirizzo della politica estera però Washington portava una pratica serenità che talora facea difetto a Jefferson e che anche ora può essere considerata come una virtù degna di es sere imitata da tutti gli uomini di governo. Mentre Jefferson aveva quella che ora, a proposito di molti governanti contemporanei, vien definita come « men talità bellica », e detestava la Granbretagna ere dendo che in Inghilterra fosse generale l’odio dei nuovi Stati, Washington riteneva « necessario so prattutto eliminare le inveterate antipatie contro particolari Nazioni e gli appassionati attaccamenti per altre », e sostituirvi sentimenti giusti ed amichevoli verso tutti i popoli. « Quel popolo, egli diceva, che si lascia dominare da immutabile odio verso uno. o da immutabile affezione verso un altro popolo, è uno schiavo del suo rancore o della sua predilezione ; e ciò in un senso o nell’altro può deviarlo dal retto cammino del suo dovere e del suo inte resse ». Egli, però, pur dimenticando la recente inimicizia. volle seguire una politica energica nei rapporti coll’Inghilterra, esigendo il riconoscimento della