II. (ì. Washington e gli eroi della rivoluzione 55 scuse indirizzate ai medici per il disturbo che loro aveva arrecato (« for thè trouble he was giving them »). Poco prima di morire si toccò il polso; si turbò constatando la irregolarità della circolazione ; il medico che lo assisteva gli coperse la fronte con la mano, e poco dopo egli spirò senza un moto di ambascia, come uno che si addormentasse. Egli fu ricordato ben presto, con venerazione eguale a quella dei suoi concittadini, dalla patriadei suoi antenati. Piò tardi il maniero di Sulgrave, che era stato la residenza inglese della sua famiglia, fu ristaurato per opera di un gruppo di ammiratori inglesi ed americani, riproducendolo il più possibile qual’era quando i Washington inglesi lo abitavano. E appunto in quel maniero fu celebrato il 14 luglio di quest’anno, da rappresentanti dei due popoli, il secondo centenario della nascita di Giorgio Washington con una cerimonia che fu definita dall’am basciatore americano a Londra, Mellon, un lieto pellegrinaggio. Lord Lee of Fareham, salutando gli ospiti colà convenuti, si compiaceva constatando che, insieme coll’anniversario della nascita di un Grande, si celebrava in quel giorno l’armonia dei due popoli simboleggiata da quell’altare dell’amicizia anglo-americana. L’ambasciatore Mellon rilevava l’alto significato che il Maniero di Sulgrave aveva per gli americani, che vi contemplavano sovrastante l’ingresso, lo stemma della famiglia Washington con quelle striscie e quelle stelle (stars and stripes) che dovevano diventare la bandiera del loro paese. Questa glorificazione di Giorgio Washington, celebrata due secoli dopo la sua nascita nel paese