113 L’autorità ecclesiastica, complice della terribile rivolta, paventò le conseguenze; temette di diventare schiava più di prima o di un imperatore romano, che risiedesse in Italia, o di un forte re barbarico, che stava in agguato della facile preda. Con la prontezza e la duttilità, con le quali aveva scatenato la tempesta, impose la bonaccia e restituì la quiete (1). L’ affascinante obbiettivo, per il succedersi delle vicissitudini, non potè esser raggiunto. L’elemento militare era insorto per riaffermare più poderosa l’idea imperiale, secondo lo spirito gelosamente custodito in Occidente ; aveva indirizzato il movimento, non nuovo, del resto, a quella meta. La crisi, che aveva avuto prima ignorata origine nella virtù di un’idea, finì per degenerare in una questione di persone, accettando un programma politico, al quale non tutti potevano in definitiva aderire. Al fallimento dell’ impresa contribuì forse questo errore spirituale in grado non minore alle defìcenze tecniche e politiche di esecuzione. L’anima italica era insofferente del dominio straniero, fosse quello orientale o quello barbarico, e di formule vecchie ormai superate. Lasciò spegnere nel sangue, tra compromessi politici e malfidi interventi, prospettive, che non lusingavano, ma non sacrificò quelle conquiste, minori nell’ apparenza, che rispondevano a un bisogno insopprimibile della vita. La tenacia delle cose fu più valida di qualunque sforzo repressivo : l’ordinamento locale, creato dal moto rivoluzionario, sopravvisse al ripristino della sovranità bizantina, e valse a conservare e custodire lo spirito di autonomia regionale, che poteva considerarsi il risultato positivo della rivolta. Terzo figura nella serie dei rettori indigeni veneziani il duca 404 sg. : Spementis ordinationem exarchi, sibi cmnes ubique in Italia duces elegerunt atque sic de pontificis d eque sua immunitate cuncii stu-debant. Cognita vero imperatoris nequitia, omnis Italia consilium iniit, ut sibi eligerent imperatorem et ducerent Constantinopolim. (1) Liber pont. eccl. romanae. Vita Qregorii II, ed. Duchesne, I, 405 : Sed compescuit tale consilium pontifex, sperans amversionem principis. Cfr. Besta, Un sigillo inedito cit., p. 300 sgg ; Cessi, La crisi dell'esarcato cit., p. 1073 sgg. ; Diehl, Études cit., p. 377 ; Hartmann, Oeschichte cit., II, 93 sgg ; 110 sgg. 8