316 politiche. Sistematicamente adunato intorno alla persona del duca, con la presenza del patriarca, dei vescovi, dei giudici, il placito reaitino era fatto partecipe dello studio e della promulgazione degli atti di stato. Con l’acquisto del diritto elettorale era investito della suprema prerogativa sovrana. 3. — Una rettifica procedurale, per quanto organica e sapiente, non è atta tuttavia a mutare il costume politico di lunga tradizione, se l’esperienza non abbia educato al cauto uso di delicati strumenti. Il predominio delle clientele famigliari, notevolmente attenuato, non era distrutto. La nomina di Pietro Tribuno, legato da rapporti di parentela con stirpi ducali soggetto di tragici eventi (1), era indice del sopravvivere di male passioni, della prevalenza dei loro artefici, e dell’ascendente da essi esercitato sopra le folle anche nel regno della legalità. Si poteva solo registrare un vantaggio, del resto non disprezzabile, la progressiva scomparsa delle segrete congiure, sempre degenerate in ardenti esplosioni di odio e di rancore. Il gioco delle passioni, non più sottoposto alla volontà di pochi, ma abbandonato al volubile ondeggiar delle folle, aveva libero sfogo tra la massa grigia del placito. L’esercizio elettorale era un gran vaglio, atto a temperare la violenza dei faziosi, permettendo, con l’awicendarsi degli uomini, di soddisfare ambizioni e interessi in contrasto, e più sollecito adattamento ai mute voli bisogni dei tempi. La crisi dell’ 887-888 insegna qualche cosa. Il trapasso da una politica, di tendenze bellicose, caldeggiata da Pietro Candiano, a una politica di raccoglimento, di cui era fe- (1) Poiché al prozio, od avo materno, doge, era stata attribuita la paternità particiaca, anche il nipote, doveva godere di tale privilegio : ma il fatto non sussiste. Di certo non sussiste che il legame di parentela con l’omonimo predecessore. Nel catalogo delle famiglie reaitine (Origo cit., p. 147, 158) : Tribuni Apoli, Tru n donici appellati sunt. Naturalmente l’avo non va confuso con il pronipote, come ha fatto la leggenda (Origo cit., p. 134 sgg.). Di un tribuno Domenico doge, parla il testo contaminato del Pactum Clugie (Bel-lemo, Il territorio cit., p. 287 sgg. ; Gloria, Cod. dipi, pad., I, 41, 50, n. 28, 32. Cfr. Cessi, Pactum Clugie cit., p. 1007 sgg., 1017 sgg.). Un Dominicus flius Dom. Tribuni è sottoscritto nella copia del placito del 900, esemplata forse nello stesso sec. X (Lazzarini, Un privilegio cit., p. 992 [= « Scritti », p. 150]).