II. a. Washington e gli eroi tirila rivoluzione 4."> naie. Tale semplicità di ritiro dal comando e tanto disinteresse nei suoi rapporti colla Nazione, affrettarono durante la vita di lui quella che uno scrittore inglese ha definita « la sua canonizzazione ». Nel lasciare il comando militare egli iniziò, a beneficio della patria, la sua opera di uomo di Stato colla lettera circolare inviata ai governatori delle Colonie Confederate. Egli aveva compreso durante la guerra che la assoluta indipendenza di Stati, conquistata da quelle Colonie, senza la coesione derivante da un ben costrutto vincolo federativo, avrebbe potuto paralizzare lo sviluppo della Nazione americana nei rapporti interni e renderla debole nei rapporti internazionali. Ad uno sviluppo della Costituzione che prevenisse questi mali, volle dedicare precipuamente la successiva sua attività ; e questa attività iniziava appunto colla lettera di congedo dal comando indirizzata ai Governatori, dove accennava ai mutamenti da lui creduti necessari nella Costituzione, ed insisteva per « una indissolubile unione degli Stati sotto un Capo federale ; per garanzie sicure di pubblica giustizia ; per un ordinamento militare adeguato ; e per l’accordo su tutte quelle concessioni tra gli Stati Confederati che erano necessarie condizioni della prosperità generale ». Dopo tanti atti di valore e tante prove di virtù considerati con riconoscenza e con ammirazione da un popolo nella coscienza del quale la lotta con la madre patria non avea potuto distruggere le tradizioni di fede monarchica, egli avrebbe potuto, se lo avesse desiderato, cingere una corona. Nell’esercito erano numerosi i fautori dell’idea monarchica ; da più parti si pensava alla scelta di un principe nella