171 La pace era praticamente conclusa, l’equilibrio tra i due imperi ristabilito, la definizione ed il riassetto territoriale e politico dell’ Adriatico, luogo delicato e sensibile dei rapporti internazionali, in tutto assicurato. La pax Nicefori, come fu detta (1), approvata dalla corte franca nell’811 dopo la morte del suo autore, ebbe piena efficacia, anche se complesse vicende diplomatiche fecero ritardare il definitivo perfezionamento (2). nalista franco, l’altro a Zara. Il diacono Giovanni attribuisco l’esilio dei duchi a decisione dell’assemblea realtina (Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 105 : ut utrique duees et dignitatem et patriam amitterent ; unus, id est Obelierius, Con-stantinopolim, alter vero Iateram petiit), ma ignora il soggiorno di Obelerio ad Aquisgrana. (1) Annales regni Francorum, ed. cit., p. 133, 136. (2) Mette conto riepilogare le fasi di questo lungo negoziato diplomatico (Cfr. Cessi, Poeta cit., p. 133 sgg.). Concluse le discussioni con Arsafio, anche se non correttamente accreditato (era diretto a Pipino, non a re Carlo), e stabilite le clausole della pace, con somma soddisfazione dell’ imperatore (Epist. Carol., n. 27), il messo greco fu licenziato, e la corte franca nei primi mesi dell’811 inviò solenne ambascieria a Costantinopoli eiusdem pacis con-f ir mandae grafia : intanto dava un principio di esecuzione con la estradizione di Obelerio (Annales cit., p. 133 sg.). Quella arrivò nella capitale d’O-riente 1’ anno seguente (Annales cit., p. 136), quando era già morto Niceforo e a lui era successo il genero Michele. Egli riconobbe validità alle clausole concordate da Niceforo e delegò una nuova ambascieria, composta dal vescovo Michele e dai protospatari Arsafio e Teognisto, per con f ir mar e in nome proprio la pax a Niceforo incepta (Annales cit., p. 136). In Aquisgrana, nella cattedrale, con solennità, nello stesso anno, dal re ricevettero lo scriptum poeti, e a suggello dell’importante rito more suo, id est Greca lingua, laudes et dixerunt, imperatorem eum et basileum a'ppellantes, come segno di riconoscimento ufficiale della dignità imperiale del re franco. (Annales cit., p. 136. Cfr. Eihnardi, Vita Caroli, c. 16). Nel viaggio di ritorno, passando per Roma la missione bizantina pose il patto sotto la guarentigia di papa Leone. Il testo ratificato ad Aquisgrana era quello concordato con Niceforo : era la pax Ni-cefori. Mutato però il titolare della pace (Michele invece che Niceforo) è naturale che altra missione partisse da Aquisgrana al principio dell’813, nelle persone del vescovo di Treviso Amalarico e di Pietro, abate di Nonantola, propter pacem cum Michaele imperatore confirmandam. Questa arrivò a destinazione nell’814, quando l’imperatore Michele, presso il quale era accreditata, era già morto e successo Leone. Questi rimise alla corte francese in suo nome descriptionem et confirmationem poeti ac foederis in nome suo, per tramite dello spatario Cristoforo e del diacono Gregorio (Annales cit., p. 140 sg.). La sopravvenuta morte di re Carlo rese necessaria altra for-