104 CAPITOLO VENTESIMOSETTIMO Cipro genovese e veneziana insieme ha salvato dalla tempesta di fuoco e di sangue che la percosse, lo scheletro delle fortificazioni e avanzi di palazzi a Famagosta e a Nicosia. Lungo la costa della Siria e dell’Asia Minore così ricca di ricordi romani risalendo verso l'alto Egeo troveremo onnipresenti i documenti del tempo in cui San Giovanni d’Acri era il regno di un principe pugliese, Boemondo di Taranto; e Adalia era fiorente colonia genovese, e Cnido scalo veneziano. Nè sono da trascurare le costruzioni e le fortificazioni pisane del tempo delle Crociate, a Gerusalemme; nè, in altro genere, le preziose maioliche della farmacia toscana di Gerusalemme segnate con lo stemma veneziano. Tornando su Salonicco troviamo, oltre l’arco romano sotto al quale ripassarono nel 1917 i soldati italiani impegnati nel settore di Macedonia per la grande guerra, la torre veneziana rotonda e merlata sul mare, come un riflesso e un ricordo di quelle di Cattaro e di Ragusa, mentre non lungi di lì il porto di Kavala conserva gli acquedotti genovesi testimoni della importanza che la repubblica di Genova annetteva a quello scalo. Entrando a Costantinopoli e nel Mar Nero si entra, quanto a superstiti monumenti, in un