^4 CAPITOLO DECIMOSETTIMO delle galee di Romania a quelli delle nostre odierne compagnie di navigazione. Facevano la gran traversata liberamente terragnoli e marittimi, ecclesiastici e studiosi, donne e villani, duchi e pezzenti. Di alcuni dei più lit-terati ci restano memorie e resoconti. I diarii più interessanti sono quelli del XV secolo; di Roberto da San Severino, Santo Brasca, Gabriele Capodilista, frate Francesco Suriano, Bernardino di Noli, Pietro da Casola: il più notevole in quanto più antico, quello del beato Odorico da Pordenone. In queste narrazioni troviamo elenchi dei posti visitati, racconti di cerimonie civili e religiose, pratiche e credenze dei pellegrini, notizie sui costumi locali, sulla fauna, sulla flora, informazioni geografiche, commerciali, industriali. E si desume anche come i Veneziani esercitassero una specie di agenzia di stato pel movimento dei pellegrini in Levante, il che provocò una completa legislazione marittima sull’argomento. Infatti, già nel 1277, il doge Pietro Ziani dava disposizioni per il carico delle navi in rapporto al c bagnasciuga », precorrendo così di alcuni secoli la PlimsoU mark della moderna navigazione mercantile; mentre fin dal 1229 il doge Iacopo Tiepolo si occupava della calafa-tazione, pittura, decorazione, carico e zavorra dei navigli, e della proporzione del carico in