5° CAPITOLO DEC IMOTERZO A Venezia il sogno di Levante diventa a tal punto realtà, la nostalgia di Levante arriva a pungere di tale dolcezza il ricordo, l’ambizione di Levante ne trasfigura a tal segno la gloria, che in molti veneziani maturò addirittura il pensiero di trasportare a Costantinopoli la sede della repubblica. Prevalse tuttavia l’amore del natio loco, e sebbene per un voto solo, venne deciso di non effettuare la proposta d’emigrazione. Il che non tolse che una « più grande Venezia » si insediasse sul Como d’Oro, accrescendo così considerevolmente in quantità e sopratutto in qualità il valore e l’estensione del suo dominio; afforzandolo e integrandolo in quella serie di porti — i famosi f passi del guado » — che riunivano a catena il Levante e la laguna, permettendo appunto a Venezia di dirigere e modificare a sua discrezione gli approdi altrui, e di chiudere, occorrendo, anche le vie del Mar Nero, senza che alcuno potesse oppor-visi. Nessuno si sentiva, allora, di misurare la propria flotta con quella veneziana. Stabilito che fu da Venezia il principio che il dominio politico le serviva come mezzo di assicurarsi i commercii. essa non ebbe difficoltà a concedere i nuovi domimi in feudo a casate veneziane che avessero modo di amministrarli e difenderli convenientemente; e magari — con obbligo di tributo, cioè riconoscimento di sud-