75 istriano ; la prevalente ampiezza e la loro struttura informavano il carattere della provincia (1). Qualche rettifica locale si era verificata in Istria, in singoli episcopati, come per es., a Capodistria (2), ed altri si aggiungeranno sotto il tormento di scorrerie straniere. Più forte crisi si era distesa nell’orbita del dominio bizantino del Veneto. Le successive mutilazioni territoriali, operate dalle conquiste longobarde, avevano obbligato i vescovadi di terraferma, aderenti all’obbedienza romano-bizantina, ad emigrare, l’uno dopo l’altio, con i loro fedeli, nelle prossime isole per sottrarsi alle violenze nemiche, ma anche per rispetto alla fede ultimamente abbracciata. Prima quello di Padova, poi quello di Aitino, ultimo quello di Oderzo (3), con vicenda diversa trovarono ospitalità in esse per un periodo più o meno lungo, fino alla cessazione ufficiale dello scisma, od anche oltre queste vicende avverse. Negli intendimenti degli emigrati era salda volontà di ritornare alle proprie case, nè il pastore presumeva di trasferire in altro luogo il domicilio e tanto meno tramutare il vecchio titolo in uno nuovo. I vescovi esuli conservarono il proprio : quello di Padova a Malamocco, quello di Aitino a Torcello, quello di Oderzo a Cittanova (4). Non crearono vescovadi nuovi; erano andati solo alla ricerca di ospitalità, in attesa che il tempo decidesse della loro sorte, fidenti di ritornare sopra la cattedra episcopale disertata, e decisi a non mutare nome. Non erano creati nuovi organi direttivi ; soltanto taluno, al pari di quello di Grado, si era spostato, per restare più stretto al proprio metropolita, verso la laguna, dove i profughi costruivano nuovi centri di vita. Non erano creati nuovi organi; ma la presenza, sia pur temporanea, dei vecchi contribuiva a mantener saldi i vincoli tra i profughi, a stimolarli, a rassicurarli e quasi a incitarli nell’opera ricostruttrice nelle nuove dimore. Intorno alla chiesa si ricomponeva, come sempre, il nucleo primo di vita civile e sociale. Una volta formato, resti o no sopra il luogo l’autore e la guida del primo insediamento, esso diventava egualmente operante a proseguire lo svi- (1) Mansi, Sacrosanta concilia, XI, 294. (2) Cfr. le lettere di papa Gregorio I (Reg., IX, 152, 154), erroneamente attribuite all’episcopato di Caorle. (3) Cfr. Cessi, La crisi cit., p. 832 sgg. (4) Cfr. Cessi, La crisi cit., p. 835, sgg.