362 Ma queste prospettive, d’origine colopriniana, sollevarono il malumore della maggioranza popolare, gelosa custode della sua indi-pendenza. E il duca, dopo la luttuosa esperienza di tragiche giornate, dovette accostarsi a un indirizzo politico più conforme al pensiero veneziano, che tacitamente reclamava pace e giustizia. Tornava a far capolino, nei rapporti esterni e nel reggimento interno, il programma orseoliano, non dimenticato, di dignitosa conciliazione. La fortuna dei Morosini, diretti interpreti di quello, risorgeva, raccogliendo il favore del popolo, inorridito dello scempio di un corpo innocente, e riprendeva, con il dominio delle folle, nuovo ascendente sopra l’attività di governo, non per consumar odiose vendette, ma per abbattere una ingiusta tirannia di parte (1). Tra liete promesse di concordia i vecchi attriti per un momento parvero esser sopiti. Nel dicembre del 982 Candiano, Morosini e Coloprino erano confidenzialmente associati in un’ opera di pietà, assai prossima alle cure del palazzo di governo, nella fondazione del monastero di S. Giorgio intorno alla basilica ducale, colà esistente (2). Nella cerimonia emerge la persona di Domenico Morosini, zio o fratello di quel Domenico, che era caduto vittima della fanatica ira dei Coloprino. Sotto l’egida dei Morosini e per iniziativa di un Morosini erano riprese le trattative per dissipare i contrasti venetoimperiali, concluse con il ripristino, nel giugno 983, dei tradizionali rapporti (3). Le vagheggiate clausole di tutela e di garanzia personale del duca, che avevano offeso la sensibilità politica veneziana, erano scomparse. Non tutti gli aggravi, imposti dal primo Ottone, furono eliminati (4). Però il diploma veronese del secondo Ottone del ducato, non altera il rapporto giuridico tra ducato e regno e non trasforma quello in stato vassallo di questo, sottoposto alla sua sovranità e alla sua amministrazione. Cfr. anche Rretschmayr, Oeschichte cit., I, 439 sg. (1) Iohan. Diac., Chronicon cit., p. 146. (2) Cfr. Ughelli, Italia sacra, V, 1200. (3) Cfr. M. G. H., Constitut., I, 38 sgg., n. 17, 18, 19 ; Dipi. reg. et. imp., II, 350 sgg., D. O. II, n. 298, 299, 300. (4) Anche al censo annuo, corrisposto dal ducato veneto alla corte pavese, è stato attribuito un significato, che non ebbe, e cioè di ricognizione della sovranità imperiale. Esso ebbe significato diverso traverso i tempi, in quanto, nato come controprestazione di determinati servizi, aveva assunto progressivamente