La sala Bolognese del Vaticano - La galleria geografica. 837 la prima metà del corridoio di Belvedere, lunga 120 metri, compiuta sotto Gregorio XIII da Ottaviano Mascherino,1 e che si trova al secondo piano della parte ovest del Vaticano. Diciassette finestre si aprono ad oriente nel cortile di Belvedere e ad occidente nei giardini Vaticani. Il nome deriva dalle carte geografiche che furono dipinte nella superficie delle pareti fra le singole finestre. Questa è però solo una parte della decorazione della lunga galleria abbellita con sfarzo dall’alto in basso di pitture, iscrizioni, e stucchi.2 Il soffitto dipinto dietro il disegno di Girolamo Muziano, da Cesare Nebbia e da altri,3 rappresenta quadri storici, ed inoltre arabeschi e paesaggi. In svariato vicendamento vedonsi scene della vita di S. Giovanni Battista, dei Principi degli Apostoli, di papa Silvestro I e di Leone il grande, dei SS. Benedetto, Severo, Romualdo e Bernardino. Vi sono rappresentati anche un episodio della vita di S. Pier Damiano e l’elezione di Celestino V. L’impressione movimentata, che fa il tutto, viene anche aumentata dal fatto, che lo spettatore dapprima non comprende la connessione delle -rappresentazioni. Ma un’iscrizione4 lo avverte, che quivi vennero raffigurati quegli avvenimenti, che erano accaduti nei luoghi indicati nelle apposite carte geografiche. Particolarmente queste carte attirano a sè l’attenzione del visitatore. ¡In tutte non sono meno di quaranta, sedici carte gigantesche per ogni parte, nelle superfici fra i vani delle finestre, e quattro più piccole, vicino alle due porte delle pareti più strette. Esse sono opera del domenicano Ignazio Danti, dal 1576 professore di matematica a Bologna. Danti godeva una grande fama come astronomo, matematico, ingegnere e cosmografo, e come editore dell’ottica di Euclide e 1 Vedi in App. n. 100 le * « Memorie sulle pitture et fabriche » (loc. cit.), che completano sostanzialmente le notizie di Baglione. I lavori erano già cominciati nel 1580 ; v. Beltrami 36. 2 Vedi la descrizione in Taja 283 s. Pistoiesi VI, 164 ss. Chattard II, 272 s. e Barbieb II, 140 ss., i quali purtroppo lasciano del tutto in disparte il vero contenuto delle carte. Su ciò cfr. ora l’eccellente articolo di E. ¡Schmidt, Die Galleria geografica des Vatikans nella Geogr. Zeitschr. di Hbttneb XVII (1911), 506 s. Vedi anche E. Maccabi, Targhe e disegni d. carte geografiche nel Vaticano, Roma, senza anno (14 tavole) e A. Melani in Arte Jtal. decorai, ed in-dustr. XV (1906), 13 s. ; inoltre Besnier in Mèi. d’archéol. XX, 295 s., il quale particolarmente fa avvertiti che le carte nei restauri di Urbano Vili furono sostanzialmente cambiate. 3 Vedi in App. n. 100 le * Memorie sulle pitture et fabriche », loc. cit. (Secondo Baglione 16, 17, 38, 41, 48, 54, 110, nella Galteria Geografica lavorarono pure Jacopo Sementa, Lor. Sabbatini, Nicolò dalle Pomarance, Matteo da Siena ed altri. i Vedi Ciaconius IV, 22. Cfr. Forcella VI, 85.