Visita delle singole diocesi. e dolcezza. Ai visitatori fu fatto un obbligo speciale di prendere prima informazioni precise; senza preoccuparsi di piccolezze, aver riguardo innanzi tutto alle cose importanti e necessarie e, principalmente, tenere sempre alta l’autorità del vescovo e la stima del clero, adibire le multe in danaro solo per scopi religiosi, e difendere con prudenza la libertà ecclesiastica di fronte al potere secolare. Particolari e minute prescrizioni furono date per la visita dei vescovi, dei capitoli cattedrali, delle parrocchie, dei monasteri femminili e delle confraternite. I visitatori dovevano rivolgersi anche ai laici con severe ammonizioni. Nell’intiero atto si insiste che il visitatore apostolico si procuri un giudizio sicuro se i decreti di riforma del concilio di Trento siano stati eseguiti e, dove ciò non fosse avvenuto, disponga quanto è necessario con prudenza ed energia. Con quanta accuratezza procedessero i visitatori risulta dal fatto che Ascanio Marchesini, i! quale dovette visitare la diocesi di Bologna,1 si limitò solo alla città, mentre per il restante egli nominava due suddelegati, uno per la pianura, l’altro per la regione montuosa del territorio.2 In seguito le visite apostoliche furono estese anche al restante d’Italia.3 L’archivio segreto pontificio conserva una lunga serie di volumi che, in una maniera splendida, attestano il zelo instancabile di Gregorio XIII nel promuovere la riforma di Trento a mezzo delle visite apostoliche. Le informazioni di questi uomini sono di alto interesse, poiché esse con molta precisione trattano sullo stato economico e morale delle diocesi, ci danno un’immagine viva delle condizioni religiose, del zelo e modo con cui si cercava compiere la riforma secondo lo spirito del concilio. Queste informazioni nell’ anno 1578 oltre che per la diocesi di Bologna, le abbiamo per Faenza, Ravenna, Ragusa, Farfa, Camerino, Iesi, Orvieto, Bagnorea, Assisi, Bertinoro, Ronciglione, Capranica e Sutri. Nell’anno 1574 sono conservate le notizie su l’attività dei visitatori apostolici in Bracciano, Toscanella, Gubbio, Todi, Imola, Pesaro, Montefeltro, Castro e Canino, Bondeno e Carpi, Tivoli e Cagli.4 Borromeo, che alla fine del 1574 era stato chiamato in Roma come consigliere per le feste dell’anno giubilare, nei suoi colloqui col papa aveva caldamente raccomandato l’invio di visitatori apo- 1 II * breve per Marchesini che lo autorizza, come « Apost. Sedis dele-gatus » a proseguire la « visitatio Status ecclesiastici » interrotta per la morte di Pio V, è del 2 aprile 1573, Archivio vescovile in Faenza. 2 Ofr. App. n. 91-96. 3 Vedi la relazione di Züniga nelle -V. Colecc. de docum. inéd. I, 147 s. 4 Ofr. App. n. 91-96. Su la visita di Faenza vedi l’eccellente monografia 'li I.ANzoNi in Bollett, Dioces. di Faenza, V, 1918, n. 1. Cfr. anche Lanzoni S. iPer Damiano a Faenza, Faenza 1898.