Missioni in India. Il Gran mogul Akbar. 737 — quelle del sud le visitò il nuovo provinciale Rodrigo Vicente— tenne l'instancabile Valignani a Goa un’adunanza provinciale, alla quale presero parte 15 dei suoi confratelli, fra questi il provinciale e i rettori dei collegi di Goa, Bassein e Salsette. Dopo minute discussioni fu abbandonato il progetto, di dividere la provincia dell’india orientale in due parti, una al di là, una al di qua del Gange e, invece di quella, fu assegnato per le regioni al di là del Gange un proprio vicario provinciale. Importante fu la decisione di erigere seminari per imparare la lingua indiana. Intorno ai la questione, se si dovesse proporre che solo gesuiti portoghesi dovessero venire inviati nell’india, furon concordi nel presentile domanda di inviare membri della Compagnia quanti più fosse possibile ed anche da altre provincie di Europa.1 Dopo Goa il piinto più importante era il collegio dei Gesuiti a Coccin, dove del resto fin dal 1549 svolgevano già la loro opera i Domenicani.2 Sinora l’opera delle missioni cristiane si era limitata esclusivamente alle coste delle Indie. Nel 1579 del tutto inattesa venne un’occasione ad aprire l’interno della regione al Vangelo; essa provenne dal Gran mogul Akbar, il cui regno si estendeva su tutto l’Hindostan del nord e nel sud sino all’altipiano del Dekhan. Questo sovrano intelligentissimo, così energico come cupido di sapere, metteva un interesse non comune non solo a tutte le questioni politiche ma pure a quelle religiose. Ne è prova ancor oggi il porti: o splendidamente eseguito, che egli fece costruire per le dispute religiose nella sua residenza Fatihpur Sikri poco lungi da Agra, a cui prendevan parte Bramini, Buddisti, Maomettani e Persi, per raggiungere la miglior credenza con studi comparati. Col tempo Akbar pose attenzione anche ai missionari Gesuiti di cui gli piacquero le opere di beneficenza nel Bengala, vantaggiose allo Stato.3 1 Vedi •Sacchintjs IV, 02s.; JIüllbaur 89h. 2 Vedi Muli,bau r 197, 336. 3 Cfr. per quanto segue Litt. ann. 1582, p. Ili s. ; Sacchi.nus I\ . 2-Mi s., \ . 98, 14.i s. ; Hahtoi.i, L’Asia I, Roma 1667 e Degli nomini e dei fatti della C'omp. 'H Gesù, 1. 4, c. 24; P. du Jarric, L’hist. des ehoses plus mémorable* advenues tant 'le* Indes Orient, qu’autres pays de la découverte des Portugals l-III, Arraä lCill (edizione latina: Thesaur. rer. Indie, 4 vol., Coloniae 1615); Müllbaub I- •» a. ; Gruber, Aquaviva 80 m., 124 s., 1U7 s. ; v. Xoer e G. v. Buctiwald. Kaiser •U'ftor, 2 vol., Leiden 1880 e 1885; Noti, Das Fürstentum Bartlhana, Freiburg 1!*06, 55 s.; Dahlmann, Indische Fahrten II, 172 s. La monografia dell indosso R. Garbe sull'imperatore Akbar (Tübingen 1!NK» si fonda esclusivamente sull’opera di Noer, i cui studi, in quanto riguardano i missionari gesuiti, s,,«o del tutto errati ed insostenibili; v. oltre Gruber loc. cit. anche le Stim- aus Maria-Laach LXXVI, 468 s. ; cfr. ibid. XXXVII, 219 s. Nella nuo-'issima monografia su Akbar, di Vincent A. Smith {Akbar thè Great Mogul. Oxford 1917), viene resa gran lode al valore delle relazioni dei Gesuiti, particolarmente al Mongolicae legatìonis commentarius del 1’. A. Montslrrat del 1->H2 (Memoirs of thè Asiatic Society of Bengal 1914, III; cfr. Gött. Gel. Anz. 1U19, 132), ì astor Storia dei Papi IX, 47