l'JO Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 4. visitavano oltre i nominati cimiteri, alle volte anche le catacombe di S. Calisto. La più antica iscrizione ivi trovata, data dall’anno 1432. D’allora crebbero i visitatori : i più erano i pii frati Minori di Roma e con loro anche alcuni forestieri. Tutti questi si recavano in quelle sante tombe a scopo di pietà.1 Al contrario, fu lo zelo per le antichità pagane, e la curiosità, che sotto Paolo II condussero alile catacombe di S. Calisto, a quelle di Pretestato, di Priscilla, di Pietro e Marcellino, gli umanisti e i soci dell’Accademia Romana di Pomponio Leto. Prescindendo da un’arida notizia del Platina, nessuno di questi dotti credette meritevole di parlare di luoghi così importanti, o di preoccuparsi delle iscrizioni cristiane ivi sussistenti. È caratteristico per il sentimento «di questi moderni pagani », che essi accanto al loro nome mettevano anche frivole iscrizioni nei sotterranei venerandi dove anche le pietre annunziano il Vangelo.2 Mentre nell’epoca della rinascenza eseguivansi ovunque con ardore scavi per le antichità pagane, restarono le catacombe del tutto inviolate; solo quelle presso le basiliche di S. Sebastiano, di S. Pancrazio e di S. Agnese, che erano state sempre accessibili, furono allora visitate dai pellegrini e dai forestieri,3 ma gli scritti degli umanisti ne tacciono. Nelle numerose raccolte delle iscrizioni di Roma, fra i molti disegni dei suoi monumenti, si cerca invano una semplice traccia degli antichi monumenti cristiani.1 Dopo l’indifferenza con cui li riguardò il periodo della rinascenza, entusiasta soltanto delle antichità, l’epoca della restaurazione cattolica doveva portare un importante cambiamento. Si avvicinava il giorno della resurrezione per i cimiteri degli antichi cristiani, ancora inesplorati e quasi intieramente dimenticati, poiché adesso lo spirito vi era preparato. Dopo che l’apostolo di Roma, Filippo Neri, per puri scopi religiosi, ebbe richiamato l’attenzione di una più larga cerchia su le catacombe,5 giunse anche per esse l’esplorazione scientifica. Gli attacchi dei novatori religiosi spingevano allo studio della storia della Chiesa primitiva. Di fronte alla grande opera di Flacio Illirico, che dal 1559 al 1574, nelle così dette Centurie di Magdeburgo, pubblicate in tredici parti, doveva scoprire « le origini, il progresso e le malvagie macchinazioni dell’Anticristo, ossia dei papi »,6 tosto si erano fatti avanti con confutazioni, dotti cattolici delle diverse nazioni della cristianità. Così fra i tedeschi, dapprima Corrado Braun, Guglielmo 1 Vedi De Rossi I, 2s. 2 Cfr. il nostro voi. II2, 307. * Cfr. il nostro voi. IV, 1, 373 e VI, 290 per cui andrà corretto de Rossi (I. !)) file nomina solo S. Pancrazio. * Cfr. me Rossi I, 7 s. e Bullett. di archeol. crist, 1876, 129 s., 132 s. 5 Vedi pili indietro p. 135. « Più in particolare presso Jassses-Pastor Vi*-1«, 340 s.