68 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 2. le popolazioni di campagna,1 un secondo in cui le persone già avanzate in età potessero con un corso abbreviato di studi di due o tre anni raggiungere la cultura necessaria o completarla, se insufficiente.2 Inoltre ne venivano due altri in cui veniva impartito solo l’insegnamento preparatorio della grammatica,3 così un altro per i ragazzi delle montagne circostanti,1 i quali cresciuti in dure condizioni, e costretti di passare la loro vita nelle privazioni della loro patria, neppure nel seminario dovevano essere educati con raffinatezza. Fu fondato un seminario ad Arona per le necessità dei dintorni del lago Maggiore e della Svizzera confinante. Dopo molti sforzi riuscì al Borromeo di dar vita in Milano ad un collegio svizzero, nel quale giovanetti della Svizzera italiana e tedesca fossero formati degni sacerdoti.5 li tentativo di erigere un collegio a Locamo (Lugano) nel Canton Grigione, andò in fumo; al contrario ne isorse uno in Ascona, che Gregorio XIII sottopose all’arcivescovo di Milano, sebbene stesse nella diocesi di Como.0 Come il Borromeo nei suoi tentativi per il rinovamento del suo clero non dette la prevalenza a disposizioni autoritarie, ma aH’istruzione ed educazione, così fece anche nell’azione svolta fra lf-grandi masse del popolo. Un’intrapresa molto importante a questo riguardo egli la trovò proprio al primo giungere nella sua sede : nel 1536 il zelante prete Castellino da Castello aveva ivi fondato le « scuole della Dottrina cristiana » nelle quali le domeniche ed altri giorni festivi, fanciulli ed analfabeti venivano istruiti nelle più semplici dottrine del cristianesimo.7 Di pari passo con l’istruzione religiosa in queste scuole si iniziavan gli alunni nei primi elementi 1 Alla canonica in Milano; cfr. Sala, Docum. I, 428. 2 Presso S. Giovanni alle Case Rotte. 3 S. Maria di Celami a Brivio (cfr. Sala, Docum. I, 412, 443, 473) e S. Maria della Noce. * In Somasca nel Bergamasco ; cfr. Sala, Docum. I. 188, 559, 560. s Ibid. 393, 410, cfr. 175, 180, 219. Vedi anche Sylvain III, 14 s. Schweiz Oeschichtsfreund LIV, 118, Kathol. Schiceizerblatter 1896. « L’amore che portò Carlo a questa intrapresa, può esser detto quasi entusiastico, e la quantità di tempo è lavoro, che egli sacrificò in questa fondazione, ci eni,pie di meraviglia. Mentre gli Svizzeri guardavano inerti e nelle loro assemblee dicevano solo, quanto sarebbe bello, se si potesse innalzare in qualche luogo, senza spendere, un collegio svizzero, Carlo lavorava con una zelo e con una instancabilità alla fondazione e consolidamento dell’jHelveticum, come se non avesse egli altrimenti da far nulla, o come se si trattasse di fondare un seminario iter la sua propria diocesi. Eccettuata la donazione del vescovo di Costanza, per parte degii svizzeri non fu contribuito neppure con un centesimo a questo costoso lavoro: San Carlo invece non si stancò di mendicare dappertutto per questo». E. Wv-mank, Der hi. Karl Borromeo, Stans 1903, 34. 6 Cfr. Sala, Docum. I, 248, 453. 7 San Carlo Borromeo 14S s.