Descrizione di Roma fatta da Montaigne. 793 col viterbese Mario Cartaro.1 Solo uno sguardo fugace su questa pianta edita nel 1577 presso Antonio Lafreri (Lafréry), particolarmente sui complicati gruppi di edifici attorno alla chiesa di S. Pietro, mostra l’importanza del foglio, che con uno studio più accurato risulta come la pianta pi» precisa e più dettagliata di tutto il xvi secolo. Le case, i palazzi e le chiese sono qui raffigurate non schematicamente, ma con grande precisione, pari ad una individualità plastica. Così caratteristica, precisa e vera non vi è alcuna altra pianta di quel tempo, non solo nelle grandi linee principali, ma pure in tutte le particolarità. Il suo valore viene ancora accresciuto per la circostanza, che è stata fatta nel 1577, quindi prima dei grandi cambiamenti operati da Sisto V, che distrussero tante cose. Nella pianta di Du Pérac-Lafréry, si ha perciò un’immagine dell’eterna città, in quell’epoca per essa splendidissima, che assieme alla nota pianta di P>ufalini del 1551 rende possibile una precisa ricostruzione di Roma del periodo della Rinascenza, poiché Du Pérac, con il suo lavoro non volle mettere innanzi allo spettatore l’antica, ma la nuova Roma. Con l’aiuto delle sue indicazioni, la topografia della città si può completare in una maniera eccezionale; la posizione di alcune chiese, che i nuovi studiosi non poterono determinare nelle loro opere speciali su le chiese romane, si può facilmente stabilire con questa pianta. L’entusiasmo di Montaigne per le rovine del tempo romano era così grande, che egli raffronta gli edifici della nuova « Roma bastarda » appiccicati agli antichi monumenti, come i nidi delle cornacchie e delle passere su le volte ed d muri delle chiese distrutte dagli Ugonotti francesi. Come altri osservatori, anche egli era meravigliato dal fatto, che ben due terzi della zona chiusa dalle mura aureliane fosse priva di edifici. Egli stimava l’insieme a seconda della sua ampiezza, così grande come Parigi con tutto il suburbio; del numero delle sue abitazioni però, Roma non presenta che un terzo; al contrario essa supera molto la capitale francese per ¡1 numero e grandezza delle sue piazze e bellezza dei suoi edifici. Nel Vaticano esercitò su Montaigne la più grande attrattiva la Biblioteca, le cui rarità egli osservò con attenzione e particolarmente descrive. Non meno lo interessarono le antichità di Belvedere, deile quali egli menziona il Lacoonte ed Antinoo, e nel Campidoglio la lupa di bronzo e il giovane che si estrae la spina, l'ra le opere di moderna scultura egli esalta il Mosè di Michelangelo e la statua della giustizia di Guglielmo della Porta su la tomba di Paolo III in S. Pietro. Anche alcune raccolte private ha egli visitato; così quella di casa Fuseoni e l’altra di palazzo Cesarmi, dove lo attrassero accanto alle antichità, i ritratti ivi esposti òelle più belle romane. 1 Cfr. Aron. Rom. XXI, 535 s.