Riforma del calendario. 205 Come base per il parere dei matematici e degli astronomi, inviò il papa un estratto del progetto di Giglio scritto da Chacón, su cui si era accordata la commissione. Per la correzione dell’anno bisestile Giuliano fu in esso proposto il ciclo di quattrocento anni, lasciando però aperta la questione della data degli equinozi. Progetti di dotti vennero dalla Francia, dall’Ungheria, dalla Spagna, dal Portogallo e particolarmente numerosi dall’Italia. Il più importante proveniva dalla penna del vescovo ausiliare di Siena, Alessandro Piccolomini, che nel 1578 aveva pubblicato un’opera speciale sulla riforma del calendario. Piccolomini seguiva in più punti opinioni differenti da Giglio e accentuava l’impossibilità di adattare del tutto qualsiasi calendario ecclesiastico ai fenomeni celesti. Dopo circa un duemila anni, opinava egli, dovrebbero di nuovo gli uomini volgere la loro attenzione alla riforma del calendario. I pareri più diversi si manifestarono nei progetti che inviarono le università di Parigi, Vienna, Padova, Lovanio, Colonia, Alcalá e Salamanca. Ogni correzione del calendario, possibile a pensarsi, era rappresentata in queste risposte, il cui esame fu per la commissione un lavoro molto noioso; solo il costante decorrere della settimana di sette giorni non fu toccato da alcuno.1 Avvenne che neanche i dotti della stessa Università si poterono accordare, come per es. a Lovanio. Interamente favorevole fu solo il parere dell’università di Alcalá; del tutto contrario quello della Sorbona. I teologi di Parigi immaginavano che la Chiesa colla riforma del calendario restasse sottoposta e schiava della volontà degli astronomi; se si volesse seguirli si dovrebbe ammettere che l’antica Chiesa si è ingannata in riguardo alla Pasqua. Le conseguenze che da questo ne venivano, furono rappresentate con i colori più foschi. In Roma non si condividevano questi timori infondati. Va attribuito al merito di Gregorio XIII e dei suoi collaboratori, se essi non si lasciarono atterrire da queste grette osservazioni, e imperturbati condussero a termine l’utile lavoro.2 Le multiformi opinioni e contraddizioni che risultarono dai pareri ricevuti non lasciavano altra scelta alla commissione, che procedere indipendente. Essa vi fu incoraggiata dalle risposte dei principi cattolici che salutarono con piacere l’esecuzione della ri- 1 Vedi Kaltenbbunneb, Beiträge 22 s., 30 s. ; Schmid, Kalenderreform III, 396 s., V, 60 s. ; Hagen, Kalenderreform loc. cit. 48 s. Le risposte furono inviate in parte assai tardi ; una * lettera di Galli del 21 ottobre 1578 prega di voler finalmente inviare una risposta (Nunziat. di Venezia XXIII, Archivio segreto ponti^icLo). 2 Giudizio di KaltenBRUNN-kB, Beiträge 40. Anche il senese Teofìlo, benedettino di Monte Cassino, rimproverò alla commissione amore di novità e mancanza di rispetto al concilio di Kicea.