276 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 6. inglese emisero con gioia il giuramento. Al contrario i Wallesi che aderivano a Lewis, in gran parte si rifiutarono e per questo lasciarono l’istituto. Le difficoltà però non erano giunte con questo al loro termine. Anche contro i Gesuiti, di mezzo ai seminaristi si levò una opposizione, che costrinse Sisto V e Clemente Vili due volte all’imposizione d’una visita apostolica. Nonostante queste ombre fugaci, anche il collegio Inglese di Roma ha dato grandi frutti. Sino alla rivoluzione francese ha formato per la propria patria 1341 sacerdoti, dei quali 42 trovarono una morte violenta nell’esercizio del loro ministero, ovvero soffersero il carcere o l’esilio.1 Entrambi i seminari, quello di Douai come l’altro di Roma, per lo storico imparziale sono fatti straordinariamente meravigliosi. Il clero, generalmente, alla fine del medio evo era disceso assai in basso; ai novatori religiosi parve esso di null’altro capace che di un tramonto vergognoso; molti cattolici stessi disperarono di poterlo riportare all’altezza di un giorno. Ora invece, sorge tutto in una volta, e visibilmente del tutto repentina, tanto dai nuovi Ordini come dai seminari del concilio di Trento, una nuova generazione di sacerdoti, che si rivela matura per i più grandi compiti, e manifesta una elevatezza morale ed uno spirito di sacrificio, cui le comunità protestanti, sebbene ancora si trovassero nel primo fiorire, non possono mettere di fronte fra i loro pastori alcunché, sia pure lontanamente, di simile.2 Anche il più tenace pessimista dovette man mano venire alla persuasione che tuttora nell’odiato sacerdozio della Chiesa cattolica, come scintille sotto la cenere, son- ordinesque sacros susceptos, ad redeundum in patriam ad fidem catholicam prò seminandam, quocimque via te vel necis periculo posthabito ». (Brevis narrati'’. Vat. SJ/94, Biblioteca Vaticana). Secondo la relazione della visita di Sega del 1596, il Cardinal Morone, sotto l’influenza di Lewis, aveva permessa agli allievi di rimanere in collegio quanto essi volessero. Lewis avrebbe bri.-ai ’ per ottenere questa clausola in considerazione dei suoi connazionali dei quali alcuni avevano tutt’altro desiderio che affrontare i pericoli della missione inglesi'. Ma appunto questa clausola aveva così amareggiato gli allievi inglesi eh ossi abbandonarono il collegio. Foley VI, 6-7. La formola del giuramento ibid. l-‘ 1 Indice ibid. 125 s. ; Bellesheim 124. « Narra forse la storia » scrive Persons nel 1591 « che a memoria d'uomo si ricordi qualche cosa di più meraviglioso di giovani dell’aristocrazia e in S1®11 parte facoltosi, che potrebbero vivere nelle loro case, con comodità e lusso, ■e che per il solo zelo della fede abbandonano la patria, i genitori, gli amie' € tutto ciò che loro è caro nella vita, per recarsi in un volontario esilio, con tale grandezza d'animo e costanza, da non temere nè spionaggio, nè carcere, nè manigoldi, nè patiboli, per la religione e la salvezza delle anime? «X<>n dai bassi fondi, come i vostri veri servi, ma spesso derivano da nobile 1"" sa pia e da ricchi genitori, ed io oso asserire che nei tre seminari inglesi c Roma, di Reims e di Valladolid si trova più il fiore della nobiltà che in tutto il vostro clero nazionale ». In Meyer 304.