CAPITOLO XII. Finanze e Stato Pontifìcio - Sterile lotta contro i banditi - Cura di Gregorio XIII per l’edilizia di Roma e ripristino del mecenatismo dell’arte - Morte del Papa - Importanza del suo pontificato. 1. La diffusione del cristianesimo nel mondo pagano e il mantenimento della chiesa nelle regioni transalpine di Europa, attaccate dalle innovazioni religiose, come pure la lotta antiturca assegnavano a chi reggeva la Santa Sede dei compiti molto grandi sotto l’aspetto finanziario. Venivano inoltre la necessità del proseguimento del mecenatismo tradizionale nel campo dell’arte e della scienza, e il sentimento di beneficenza straordinariamente grande di Gregorio XIII. Poiché l’affluenza del denaro dalle inazioni cristiane verso Roma era molto diminuita, e molte volte era quasi cessata del tutto, gli introiti non bastavano per le esigenze ognora crescenti. Per provvedervi furono fatti alcuni progetti,1 ma era molto difficile trovare mezzi adatti, perchè Gregorio XIII non voleva aggravare i suoi sudditi, con nuovi balzelli. Inoltre egli non era affatto amico del metodo di prestito sin ora in uso, quello di procurarsi il denaro con la vendita di rendite e di uffici.2 Quanto riprovevole e dannoso fosse questo sistema, risulta da ciò, che la dogana di Roma nel 1576, sebbene introitasse la rilevante somma di 133,000 scudi, in conseguenza dei defalchi potè versare alla Camera apostolica, solo 13,000 scudi. Alcuni cespiti di introito, come quelli provenienti dalle gabelle di frumento, canne e vino, non portavano alcun incasso sensibile, perchè i Monti non avevano altra risorsa che quella. Dalle diverse casse provinciali, che allo stesso tempo dovevano provvedere ai bisogni dei loro territori, non veniva affatto nulla, 1 Alcuni in Cod, D. 5 dell’A r c h i v i o Boncompagni in Roma. 2 Cfr. Cocquelines a Maffei II, 456. Il papa voleva sopprimere intiera mente il Monte Pio, però dovette contentarsi di una sua riduzione ; v. MokoM XL, 250.