del moto di riscossa (1). I presidi franchi, probabilmente per necessità logistiche, erano ritirati ad Albiola. Contro il corpo militare colà stazionante, male appoggiato, se non abbandonato dalla flotta, si riversò l’esercito nazionale, che moveva alla liberazione della propria terra ; ed ottenne facile vittoria (2). L’orgoglio indigeno esaltò nel fatto d’arme un grande trionfo, il primo trionfo dell’ esercito venetico per la salvezza della patria, conseguito con le proprie forze. Naturalmente l’interessata cronaca, omette altri avvenimenti concomitanti, che contribuiscono a lumeggiare sotto diverso aspetto l’episodio : e la leggenda da parte sua, consumando la più audace contaminazione, esalta la romanità dello spirito veneto, deciso a difendere con ogni sacrificio i diritti del suo passato, celebrando con strano racconto 1’ epopea veneziana di Carlo Magno (3). L’ ardimento nazionale travolse con impeto i miserabili resti di una grande armata ormai in sfacelo, ma travolse anche quelli, che erano o apparivano responsabili dei luttuosi avvenimenti. L’ ultima conversione non li salvò. Ormai erano incapaci di riconquistare la fiducia di amici e nemici, del popolo all’interno e dei Bizantini e dei Franchi all’esterno. Alla vigilia dell’arrivo a Venezia del messo costantinopolitano, incaricato di promuovere, cessata la guerra, una pacifica sistemazione con il regno (4), il governo ducale era, per virtù di popolo, rovesciato : uno dei fratelli, Obelerio, il più compromesso, guadagnava con la fuga la corte franca, l’altro, era relegato a Zara (5). Nuova rivoluzione, nuovo mutamento di uomini. Ma non solo mutamento di uomini : mutamento di regime nelle persone e nelle cose, da Malamocco a Rialto. (1) Iohan. Diac., Chronieon cit., p. 104. Di qui l’accusa frane* di perfidia. (2) Iohan. Diac., Chronieon cit., p. 104. (3) Origo cit., p. 73 sgg. (4) Iohan. Diac., Chronieon cit., p. 105. (5) Iohan. Diac., Chronieon cit., p. 105.