La missione giapponese alla presenza del papa. 72» ideale meglio di tutto si raffronta al sole. Esso sta nel centro del cielo ed illumina coi suoi raggi non solo i prossimi dintorni ma anche gli estremi confini del globo terrestre. Così anche la gene-losita e il zelo religioso di Gregorio XIII non si limita solo a Roma, alla Germania, Boemia, Ungheria, Polonia, Siria, Grecia, Slavo-ma, ma si estende ugualmente oltre l’equatore sino al lontano n uno dei Giapponesi. Non appena il papa ha osservato che la fede cristiana ha ivi posto fermo piede, egli nella persuasione che solo allora le sarebbe assicurato un vero progresso, quando indigeni del luogo venissero educati per il sacerdozio, non ha risparmiato spesa alcuna pur di fondare alcuni collegi per giovani studiosi. In conseguenza è da sperare, che la cristianizzazione con l’opera degli alunni di questi istituti, e per mezzo dei membri della Compagnia di Gesù farà tali progressi che i cristiani in Giappone non potranno più venir numerati. A questa allocuzione rispose in nome del papa Antonio Bocca-paduli. I Principi Giapponesi, così egli esordì, hanno fatto assai bene di inviare una rappresentanza alla Santa Sede, poiché vi è solo una fede, una Chiesa universale, un capo ed un pastore su la terra: il successore di Pietro e Vescovo di Roma. Volentieri egli accoglie l’obbedienza dei principi Giapponesi e prega, che dietro il loro esempio i re ed i principi di tutto il mondo rinunzino all'idolatria ed agli errori, e riconoscano il vero Iddio e quegli che egli ha mandato, Gesù Cristo, in cui è la vita eterna. Dopo che gl’inviati ebbero attestato ancora una volta al papa il loro rispetto, essi lo riaccompagnarono nelle sue camere. Quindi presero parte ad un pranzo dato dal cardinale Boncompagni, al quale intervennero anche il cardinale Guasta-villani e il duca di Sora. In ultimo ebbero essi ancora una udienza privata dal papa, nella quale fece da interprete il gesuita Giampietro Maffei. In una udienza posteriore essi presentarono i loro doni, fra i quali una preziosa scrivania di ebano e un quadro raffigurante una città giapponese che fu incorporato alle raccolte vaticane. In seguito Gregorio XIII colmò gl’inviati di attenzioni. Egli sostenne le spese della loro dimora, inviò ad es., poiché era quaresima, pesce scelto, e fece curare dai suoi medici l’infermo Giuliano Nacaura : in questo egli mostrò di prendervi talmente parte, come se Nacaura fosse stato suo proprio figlio. Per i collegi nel Giappone egli assegnò per la durata di venti anni, annualmente 4000 scudi. Allorché nella festa dell’Annunciazione gl’inviati visitarono la chiesa della Minerva, fu loro, come principi reali assegnato un posto avanti al marchese di Baden. Poiché il loro insolito costume giapponese, presso il sarcastico popolo romano suscitava troppa ammirazione, il papa inviò loro dei vestiari europei assieme ad un dono di 1000 scudi. Con questi abiti essi per la