La notte di S. Bartolomeo. 351 venza, nel Delfinato, nella Linguadoca, nell’Alvernia e nella Borgogna. La Champagne, la Piccardia, la Bretagna, restarono intieramente calme. La vita e la morte degli Ugonotti nelle pro-vincie dipese nella più parte dal contegno dei governatori. Del resto non tutti i cattolici fecero vendetta sanguinosa. In Nìmes, dove si rammentavano i fiumi di sangue nelle uccisioni di cattolici, questi possedettero bastante nobiltà di animo da non toccare neppure un capello ai loro mortali nemici. In Vienne l’arcivescovo Grimaldi salvò gli eretici minacciati della morte. Nè del resto mancarono esempi di difesa che i cattolici prestarono ai perseguitati. In Lisieux, dove il vescovo Giovanni Le Hennuyer protesse i calvinisti, questi ritornarono quasi tutti alla Chiesa.1 Il numero delle vittime non si può fissare con certezza. Che esso sia stato grandemente esagerato come suole accadere in quasi tutti i terribili avvenimenti, non vi è alcun dubbio. È assai significante che le cifre diventano tanto maggiori quanto sono più lontani gli scrittori dall’anno deiravvenimento. Secondo il computo più basso morirono in Parigi 2000 uomini, 3000 nelle provincia.2 Di costernazione ed orrore fu colmo il mondo protestante di fronte agli avvenimenti di Francia. La fama diffusa da lungo tempo di una congiura delle potenze cattoliche e dei papa per una violenta distruzione del protestantesimo parve ora pienamente confermata. Secondo alcuni, il progetto dovette esser già ideato nel 1550 in Baiona, nel convegno di sua maestà il re di Francia con la regina Elisabetta di Spagna accompagnata dal duca di Alba; secondo altri con il matrimonio di Enrico di Navarra si sarebbe mirato solo all’ intento di attirare nella rovina gli Ugonotti. Ebbe un’influenza decisiva nel far penetrare quest’opinione la circostanza, che il cardinale di Lorena, Carlo Guise, onde troncare una volta per sempre il ritorno della corona di Francia ad un condegno conciliante con gli Ugonotti,3 in un lavoro diffuso prima manoscritto e quindi anche stampato, fece celebrare da Camillo Camlupi la notte di S. Bartolomeo, come la conclusione di una politica condotta sistematicamente per anni. Questa esposizione -0 passò nella letteratura, particolarmente in quella ugonotta. Solo le recenti ricerche isterico-critiche han respinto una tale ¡ posizione nel campo della leggenda. Oggi è indiscusso, che la notte di S. Bartolomeo non fu l’ultimo al: di un piano lungamente preparato, ideato con prudenza e mantenuto fedelmente secreto, come pure nessuno più dubita, che Bordeaux, Hennuyer et la Bt-Barthölcmy ä Lisieux, 1S44. ~ Cfr. Schmidt, Gesch. von Frankreich III, 146 nota; Funk nel Freib. Kir-c'l,e»1exikon 112 5>40s.; Dum in Stimmen aus Maria-Laach XXIX, 135 s. Vedi aiirlie Chalembert ix : Thompson 450; Merki 466. Cfr. Baumgarten 251.