Il duca di Baviera, Alberto V, promotore della restaurazione cattolica. 433 concessioni, e particolarmente nell’accordare ai laici il calice, e nel tollerare il matrimonio dei pi'eti.1 Già, avveduti cattolici si abbandonavano alle peggiori apprensioni. L’Austria, così pensavano essi, già non si sostiene più; se anche la Baviera ora apostata, è finita in Germania per l’antica religione.2 Allorché questi timori si manifestarono, era già subentrato un importante cambiamento nei sentimenti del duca. Già nel 1557 esprimeva Alberto che più volentieri vorrebbe cader colla moglie e con i figli nella miseria che fare ancora nuove concessioni religiose.3 Dopo il 1563 egli si trasformò sempre più in un fermo campione dell’antica Chiesa. Il suo cancelliere Simone Taddeo Eck, cattolico manifesto, fratellastro e discepolo del teologo Giovanni Eck, ma specialmente l’influenza dei Gesuiti, e l’impressione del concilio di Trento, finalmente finito, possono spiegare questo cambiamento.4 Certe esperienze fatte in occasione della così detta congiura nobiliare di Ortenburg del 1564, e particolarmente la corrispondenza sequestrata nel processo, lo convinsero che tutta la sua condiscendenza non impediva affatto che la nobiltà protestante designasse il suo duca coime il Faraone, ed i suoi sforzi per il calice e per il matrimonio dei preti come opera di un pazzo e del demonio.5 Inoltre il processo spezzò la resistenza della nobiltà e lasciò al duca mano libera nei riguardi della religione.6 Mentre ancora nel 1563 Alberto V stimava che il popolo non si lascerebbe « in nessun modo » rimuovere dall’uso del calice, e che non giovava assolutamente nulla «nè mitezza, nè durezza, nè bastone, nè maltrattamenti, nè tortura», insomma nulla, ma che conveniva cacciarli tutti dal ducato»,7 nell’anno seguente il Consiglio ducale venne nell’opinione che la richiesta della comunione sotto ambedue le specie non fosse affatto generale.8 Una visita nella tesoreria di Burghausen, dove massimamente si desiderava l’uso del calice, sembrò confermare questa opinione.9 Al 1 Cfr. il nostro voi. VII, 347 ss. ; Schwarz nell ’Hist. Jahrbuch XIII (1892), ! U s. Sulla missione di Ormaneto in Baviera cfr. i documenti in Aretin, Bayerns '¡rüge Verhältnisse, documenti 6-16. J ( anisio a Lainez il 14 ottobre 1569, Canisii Epist. IV, 533; cfr. Riezi.kr IV, 499 s. 3 Ibid. 507. 1 Ibid. 497. Le parole del breviario romano : gli apostoli « Pietro é Paolo, 0 siirnore, ci hanno insegnato la tua legge », Alberto V, le applicò a sè rife-" ndcsi a Pietro Canisio e Paolo Hoffäo. A. Brunner, Excubiae tutelares, München 1037, 551. 5 Hiezler IV, 528, cfr. 525. Una vera congiura non si ebbe, bensì il fon-•“<> sospetto di essa; Doeberl I, 442 s. “ Riezler IV, 532. Aiìktix, Maximiliam I, 108 s. a ^xi,PFLEE 154 s. IUezler IV, 518 s. 9 Presso Aretin loc. cit. 156 s. Cfr. Knöpfler 215 s. 1 AST°R, Storia dei Papi, IX. 28