226 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 4. dal papa, ma immediatamente da Dio e che il papa all’infuori del vescovado di Roma non possieda altra giurisdizione vescovile.1 Suscitò nello stesso tempo scandalo anche la sua tesi che dalle parole di Gesù Cristo a Pietro : « Io ho pregato per te che non venga meno la tua fede » (Lue. XXII, 32) non si possa dimostrare con certezza l’infallibilità pontificia.2 Con una tale esposizione di principi dovette sorgere di necessità l’impressione che Baio volesse diminuire l’autorità del papa e spogliare del loro valore le decisioni pontificie contro le sue opinioni predilette. Inoltre Baio si svelò di nuovo in una controversia contro il campione del calvinismo in Olanda, Filippo Marnix, signore di S. Aldegonda. 3 Per ragioni sconosciute, forse per creare imbarazzi ai cattolici a mezzo di Baio, Marnix indirizzò al rettore dell’università di Lovanio una serie di domande sull’autorità della Chiesa in materia di fede e sulla santa Eucaristia. Baio rispose e difese con abilità di fronte al protestantesimo le dottrine della Chiesa. Ma i principi su cui egli si basava dettero motivo ad inquietudini nel campo cattolico. Il francescano Orantes y Villena (Horantius), più tardi vescovo di Oviedo, scrisse contro di lui ; per suggerimento del grande inquisitore di Spagna, Gaspare de Qui-roga, cardinale di Toledo, le università di Alcalá e di Salamanca censurarono alcune sue proposizioni.4 Fu rimproverato fra l’altro a Baio che non ostante la condanna pontificia, tuttora nelle lezioni e nelle disputazioni aderisse alle proposizioni proibite da Pio V. Ciò era vero ad ogni modo in quanto che Baio negli esercizi delle dispute con preferenza presentava obiezioni contro quelle proposizioni dogmatiche che erano opposte ai propri errori. Sembra anche vero, che dopo la morte di Pio V egli abbia nutrito la speranza che il nuovo papa sarebbe stato a lui più favorevole e indirizzò a Gregorio XIII una difesa per illustrare le dottrine condannate da Pio V. I suoi seguaci diffusero la voce che la bolla contro di lui era stata supposta, che nessuno ne aveva veduto una copia autentica, mentre altri prevedevano la revoca della sua condanna per opera del novello pontefice. Sembrò che si preparasse una nuova ripresa della vecchia discussione; per prevenirla Filippo II per mezzo del suo ambasciatore a Roma e la facoltà teologica di Lovanio per mezzo del gesuita Toledo, si rivolsero a Gregorio XIII e chiesero una conferma ed una rinnovazione della bolla di Pio V contro il dotto 1 Iiouliomini al card. Rustieucci ai 9 novembre 1585 ili Ehses-Mbisteb. Kölner Nuntiatur I, 184. 2 Egli scrisse intorno a questo passo un suo opuscolo. Le Bachelet 54; Fleubu, Contiti. XLIX, 498. 3 Fletjrii Contin. XLIX, 493 s., 589 ss. Le Bachelet 53. * Stampa della censura in Fletjrii Contin, L, 86 ss.