908 Appendice. lafittata in mare per fare un porto sicuro per detti vasselli, et vi spese più di 40 mila scudi, et se bene prevenuto dalla morte non puote finire si utile et necessaria spesa, era però in tale termine, che per tanto notabile beneficio a poveri marinari et commodo alla città di Roma, la quale era da lui peculiarmente amata, et sempre faceva qualche cosa per maggior ornato et commodità di quella, come si vede anco per le nobili fontane fatte in Piazza Naone, della Rotonda, del Popolo, la nobile strada da S. Maria Maggiore a S. Giov. Laterano; fece scollare Tacque de monti sotto la Madonna de monti, che prima causavano di gran ruine, et riducendo quelli luoghi liabitabili, che prima erano inha-bitabili e palludosi. Che dirò delle tante et così nobili fabriche fatte nel palazzo di S. Pietro al Vaticano, di tanti nobili appartamenti aggiuntivi, della vaga et ricca loggia della Bologna, di quella de Venti, della superba et richissima Galeria: non è lingua bastante per esprimere queste magnificenze e grandezze, bisogna che l’occhio le veda per maggiormente stupire. Fece l’honorato pavimento et incrostatura della Cappella Paolina et sala del Rè facendo finire di dipingere l’una et l'altra da valent’huomini et primi pittori di quel tempo, Giorgio Vasaro Aretino, Federico Zucbero Urbinate, Lorenzo Sabadini Bolognese, et ne quattro angoli del pavimento della detta Sala Regia vi sono quattro imprese veramente convenienti a un tanto prencipe, l’una del drago rinvolto con le estremità della coda in bocca, il moto a quo et ad quein, l’altra un tempio con un drago in cima, il moto vigilare, la terza è un drago intiero, il moto che dice foelix praesagium, la quarta è un drago sopra un piè di stallo, il moto clic dice non commovebitur. Potrà ciascuno dalla vita di questo Pontefice cavare la interpretatione di questi moti et imprese et come sono verificate compitamente con le sue attioni virtuose et degne. Ridusse nella honorata maniera che si trova la sala di Constan-tino per mano di Tomaso Laureti Cieiliano valente pittore; insomma, se si volessero raccontare tutte le honorate fabriche, bisognarebbe scrivere un volume da se; -voglio finirla con l’ultima fabrica fatta a Monte Cavallo al giardino del cardle d’Este, dove fabricò un superbissimo palazzo per commodità delli pontefici suoi successori ne tempi estivi, et bene sapeva che lui per la sua decrepita non haveva da goderlo, fu come lui disse prima, che lo principiasse. Ma diceva ancora, che bisognava operare sempre et vivere, come se ogni liora si havesse da morire, et come se si fosse per vivere sempre,, et che il temere la morte era una perpetua morte, la quale non si doveva temere se non per bene vivere ».