CAPITOLO IV. Favore alla scienza - Scoperta delle catacombe - Nuova edizione del testo del Diritto canonico e del Martirologio Romano - Riforma del calendario - Inquisizione e Indice. Gregorio XIII dotto esimio egli stesso, e dedito agli studi benché vecchio, nonostante il peso dei lavori del pontificato,1 vide nel progresso e nella rinnovazione delle scienze un mezzo potente per restituire alla Chiesa il suo antico splendore. Nella maniera più generosa appoggiò egli i grandi studiosi, con la concessione di dignità ecclesiastiche o di doni in danaro. Sebbene in prevalenza giurista, prese a cuore i rappresentanti delle più diverse materie scientifiche, e perciò chiese quasi sempre il consiglio dei cardinali Sirleto, Antonio Carata e Contarelli. Il numero dei dotti e scrittori di origine italiana, cui fu fatto parte della generosità del papa, è straordinariamente grande. Maffei, biografo di Gregorio, nomina i seguenti : Vincenzo Laureo, Cesare Baronie, Ignazio Danti, Antonio Agelli, Fulvio Orsini, Antonio Boceapa-duli, Silvio Antoniano, Ascanio Vailentino, Gian Battista e Attilio Amalteo, Alessandro Petronio, Paolo Manuzio, Carlo Sigonio, Flaminio de Nobili, Fabio Benvoglienti, Giacomo Mazzoni, Girolamo Mercuriale, Pietro Magno d’Arpino, Uberto Foglietta, Lorenzo Frizolio, Lorenzo Gambara, Antonio Querengo, Giovanni Carga.2 Il numero non è affatto completo; così mancano due celebri nomi : il naturalista Ulisse Aldrovandi e Andrea Mercati.3 Mer- 1 L'« * Inventarium librorum et scripturarum in scrinio et studio Gre-gorii XIII a 0. Vastaviilano S. li. E. camerario repertorum » in ('od. <¡71, p. 171 s. della Bibl. Corsini in Roma. L'inventario sarebbe ancora più interessante S|- l'indicazione generalmente non fosse stata tenuta solo sulle generali. 2 Maffei II, 459 s. Su l’autorità decisiva di Sirleto di fronte a Gregorio XIII nel campo scientifico vedi le espressioni di Bellarminio nella sua * lettera del !■' luglio 1584 nel Leti, et misceli. Coti. 71 dell’A rchivio segre t o pont i-ficio. Cfr. Jahrbttch VI, 41. 3 r. Aldovrandi aveva fondato nel 1567 il giardino botanico nella sua patria, Bologna, il terzo che dopo Parigi e Pisa fosse istituito in Europa. In ricordo del