120 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 2. la sua capacità per lo studio; nelle scienze umanistiche egli si distinse ugualmente, come più tardi nella filosofia e teologia; ebbe inoltre disposizione per la poesia ed intelligenza per la musica. Particolarmente però si manifestò in lui fin da ragazzo un sentimento molto fine per tutto quel che è nobile e bello nel campo morale. Grande influenza guadagnarono presso lui i Domenicani di S. Marco; ancora negli anni più tardi egli si confessava loro debitore per tutto ciò che egli era in rapporto allo spirito.1 Da essi prese anche una predilezione per il Savonarola, i cui scritti furono fra i suoi libri preferiti. 2 A dieciott’anni venne Filippo dapprima da un suo zio, un ricco mercante della cittadella di S. Germano, per abituarsi presso lui agli affari mercantili, per poi, dopo la morte del zio privo di prole, prendere la sua eredità. Però i pensieri del giovane miravano ad altro, anziché alle preoccupazioni del danaro e dei beni. Egli si dedicò con zelo anche in S. Germano agli esercizi della pietà, e presto si sentì spinto ad un passo ugualmente eroico, quale una volta lo compirono Benedetto di Norcia e Francesco d’Assisi, allorché essi voltarono le spalle al mondo e ad uno splendido miraggio: Filippo prese la decisione di lasciare lo zio e l’eredità di 22.000 scudi e incominciare una vita di somma povertà e sobrietà per non essere così impedito di corrispondere con Dio e pensare alle cose del cielo. Senza danaro e raccomandazioni, si mise egli in viaggio verso l’eterna città, dapprima ancora senza sapere come ivi potrebbe trovare l’abitazione e il mantenimento necessario.4 L’amore per la povertà lo accompagnò da allora per tutta la sua vita; avvenga, così egli diceva, che abbisogni solo di un grosso per vivere e invano debba dovunque mendicarlo.5 Avvenne che il nobile contegno del Neri in Roma fece al primo incontro la più favorevole impressione presso un signore fiorentino, Galeotto del Caccia. Egli gli dette per compassione una povera ca-meruccia nella sua casa posta in S. Eustacchio 0 e un moggio di farina all’anno; come compenso Filippo dovette prendere la sorveglianza dei due ragazzi del suo ospite. 1 Capecelatro I, 55. 2 Ibid. 41. 303-328. Ctfr. la nostra esposizione, voi. Ili, 411. 3 La casa, in cui visse Filippo, conservasi ancora ; una fotografia presso Kerr, Pipiio ¡tuono, London [1908], 30. 4 Oapecelatro I. (il ss. Non è esatto clic Filippo sia stato diseredato da suo padre ; egli piuttosto passò la sua eredità alle sorelle. Ibid. 489. 490. » Ibid. 82. ® Sulla posizione dell'abitazione di Caccia cfr. Oapecelatro I. 96; Andrea Belli nel Diarie di Roma 1843, n. 43. L’anno della venuta del Neri in Roma non è sicuro ; Capecelatro (I, nota 74) in via di supposizione lo fa venire in San Germano agli inizi del 1533, ed alla fine del 1534 o (p. 151) del 1535 in Roma. Nelle Cari. Strozz. I. 1. 393 (relazioni di Roma dei tempi di Clemente Vili) dicesi: «Venne di Firenze a Roma l’anno 1536».