730 Gregorio XIII. 1572-1585. Capitolo 11. prima volta comparvero il 29 marzo nella concessione di un indi' !-genza in S. Pietro.1 Anche i cardinali e gli ambasciatori presso la curia dimostrarono agli ospiti stranieri i più grandi onori. In contrasto ai precedenti inviati di Russia i giapponesi si contennero assoluta-mente gentili, educati e modesti.2 Tutti quattro comprendevano bene il portoghese, come pure il latino, lo spagnuolo e l’italiano, pure con persone straniere essi comunicavano sempre per mez:-o di un interprete. Riuscirono gradite la loro temperanza nel mangiare — sopratutto vino essi non ne bevevano affatto — la loro penetrante intelligenza, il loro prudente ritegno e la spigliatezza con cui tosto si uniformarono ai costumi di cortesia dell’occidente. La maniera con cui professavano il cristianesimo fu assolutamente edificante. Con la più grande venerazione e pietà assistevano essi ogni giorno alla messa ed ogni otto giorni ricevevano i santi sacramenti. I gesuiti stavano attenti a che essi non vedessero ciò che loro potesse riuscire di scandalo e dopo il ritorno nella loro patria esser di danno alla missione. Ci viene comunicato, che Gregorio XIII dopo il ricevimento degli inviati giapponesi, in concistoro abbia ripetuto con le lacrime agli occhi le parole del vecchio Simeone: « Ora lascia che vada il tuo servo in pace » e il presentimento non ingannò il vecchio pontefice : l’ambasceria doveva essere la sua ultima gioia.3 Essa si trovava ancora in Roma, allorché il capo supremo della Chiesa il 10 aprile 1585 fu richiamato da questa terra. Per la modestia del papa è caratteristico che egli, allorché i Romani e gli inviati delle potenze straniere si congratularono per il ritorno di tanti Giapponesi alla Chiesa, schermendosi osservasse, che tutto il merito di questo risultato apparteneva alla Compagnia di Gesù.4 2. Le speranze dei papi del secolo XIV, di guadagnare alla religione della Croce la Cina, il regno del centro, come i Cinesi chiamavano la loro terra,5 nel periodo torbido della caduta della dominazione mongolica, e nel sorgere della dinastia nazionale Ming, 1 Cfr. la * relazione di C. Capilupi del 30 marzo 1585, Archivio Gonzaga in Mantova. . 2 Le relazioni, che su questo dettero i Gesuiti, vengono confermate altre fonti; v. Arch. Veneto 1877, II, 153. s Cfr. Santori, Autobiografia XIII, 163. iSu di un sonetto sugli inviati gi«l ponesi diretto a Gregorio XIII v. Arch. Rom. VII, 522. •* Vedi la * lettera di C. iCapilupi in data di Roma 30 marzo •>- • Archivio Gonzaga in Mantova. s Cfr. la nostra narrazione voi. I, p. 66, e la speciale letteratura ivi ciu