Grli affreschi nella Sala Regia in Vaticano. 833 ritorno di Gregorio XI da Avignone,1 hanno da tempo attirato l’attenzione i suoi tre quadri relativi alla notte di S. Bartolomeo. A destra dell’ingresso alla Sistina si vede come venga portato via, ferito mortalmente, Coligny, il capo degli Ugonotti. Nella parete attigua di destra, di fronte alla cappella Paolina, sono raffigurate la strage degli Ugonotti e la giustificazione, per questo fatto, di Carlo IX dinanzi al Parlamento.2 Anche Lorenzo Sabbatini allo stesso tempo aveva compiuto il suo lavoro : nella parte anteriore del grande quadro della flotta aveva dipinto tre figure allegoriche, e nella battaglia navale l’immagine della religione, che si eleva al disopra dei Turchi sconfitti, portante in una mano la croce, nell’altra il calice.3 Nei piccoli quadri della sala regia, Orazio Sammachini esaltò la donazione di Liut-prando, re dei Longobardi, alla Chiesa Romana.4 Marco da Siena dipinse la restituzione fatta da Ottone delle provincie tolte da Berengario alla Santa Sede, e Livio Agresti da Forlì l’investitura del re Pietro II di Aragonia per opera di Innocenzo III.5 Tutti questi affreschi sono lavori mediocri. Cornici sontuose pitturate con pesantezza, che vengono sostenute da figure plastiche, li circondano: «nelle cornici greveggia l’opera più ricca di pinnacoli e volute con figure a mosse passionali, il tutto senza qualsiasi intima connessione con il quadro ».6 Gli affreschi sono però molto interessanti per la cognizione dei concetti, sostanzialmente ancora medioevali, della politica ecclesiastica della corte romana in quel tempo e per l’apprezzamento da parte di essa dello Stato pontificio; sono caratteristici per il tempo della restaurazione cattolica; nelle pareti della sontuosa sala destinata alle cerimonie solenni della prestazione di ubbidienza dei principi cattolici dove- 1 Vedi Baglione 13. Cfr. Barbi eh II, 6 ss. Vasari nelle sue lettere parla sempre (Gaye III, 365, 370) di « sei cartoni grandi delle 6 storie », ma io non saprei citare il sesto affresco. 2 Vasari descrisse gli affreschi in cui egli voleva rappresentare le « storie degli Ugonotti » in una lettera del 12 dicembre 1572 a Francesco de’ Medici, presso Gaie III, 350. Le iscrizioni che dovevano spiegarli, rese quasi del tutto illegibili col tempo (cfr. Keyssler, Reisen I, 788) le copiò, vivente ancora Sisto V, l’autore della descrizione di Roma nel God. Bari). XXX, 89, secondo il quale esse dicevano così : « 1. G. Colignius Amiralius accepto vulnere domi defertur; 2. Colignii et suorum caedes; 3. Rex Colignii necem probat», (vedi Arch. Rom. VI, 455). Quasi identiche le lesse più tardi A. Buchellio (v. ibid. XXIII, 62). Con ciò viene definitivamente fatta finita con la lezione « Pon-tifex Colignii necem probat», che già Dtthb (Jesutenfabeln2, 191) riconobbe Per una maligna falsificazione di libelli antigesuitici ed anticattolici, che però Wachler, Froude, Forneron e Polenz ritenevano per genuina. s Vedi Baglione 17. 4 Vedi Taja 18 s. 5 Vedi Baglione 18; Taja 15 s., 17. Riproduzione in Voss, Malerei der Spat-Renaissance II, 551. 6 Vedi Posse nel Jahrlucli der preuss. Kunstsamml. XL (1919), 128. Pastor, Storia dei Papi, IX. 53